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IL SEGRETO DI GHIAIE

Studio a cura del prof. Alberto Lombardoni

(versione aggiornata al 30/08/2010)

 

1    ADELAIDE RIVELA IL SEGRETO AL VESCOVO

 

Sabato 20 maggio 1944, Adelaide venne accompagnata a Bergamo, in Episcopato per riferire a mons. Bernareggi, il segreto confidatole dalla Madonna. L'accompagnarono dal Vescovo la zia Amabile, la cugina Maria, il sig. Verri e il parroco don Cesare Vitali.

 

I libri pubblicati nel corso degli anni riportano diverse versioni di questo incontro con il vescovo di Bergamo.

 

1.1    La versione di don Cortesi dell'incontro con il Vescovo

Ecco quanto riferisce don Luigi Cortesi nel libro "Storia dei fatti di Ghiaie",  versione che il sacerdote ha scritto "per sentito dire", visto che non era presente all'incontro.

 

"Arriva finalmente il parroco. Salgono dal vescovo. (Per questa visita il racconto s’informa solo al parroco e alle tre donne). Don Cesare presenta la bimba; la quale bacia l’anello episcopale, solo perché era stata istruita accuratamente, ma ancor oggi mi domanda la ragione di quell’atto d’omaggio. La piccola non si sentiva a casa sua, era imbarazzatissima. Del resto il vescovo parlava in italiano, che la bimba non mastica bene, o in dialetto milanese, che la bimba non mastica meglio, sicché doveva ripetere più volte le stesse domande per ricavare da essa solo qualche monosillabo bergamasco. Quando essa vide che il vescovo si rivolgeva agli astanti, felice di sentirsi estromessa, cioè liberata da quel colloquio di grandi, si sedette su uno sgabello in mezzo alla sala, guardando tranquilla il vescovo, come gli angioletti della Madonna Sistina. Il vescovo guardava e sorrideva. Poi se la tira vicina e la invita a comunicargli il famoso segreto. Ad. capisce che un segreto non è quella cosa che si dice in piazza. Notò:

– Ma c’è qui della gente – e taceva. Il vescovo accenna agli astanti di uscire. Sennonché anche la prospettiva di rimaner sola atterri la piccola: s’aggrappò alla sottana di Maria per tenerla con sé.

– Teniamola qui anche lei, allora, a patto che anche lei mantenga il segreto, non è vero? –, acconsentì. longanime e affabile, il vescovo.

– Vedi, adesso siamo soli; me lo dici, dunque, il segreto?–, sollecitava affettuosamente il vescovo.

– Si, si –, rispondeva col capo la piccola, ma non le riusciva di aprir bocca. Laboriosamente, coll’aiuto di Maria, che traduceva in italiano, il segreto venne fuori. Sembrò cosa assai modesta e il vescovo dovette pensare se proprio valesse la pena di tanto apparato.

Uscite Ad. e Maria, rientra il parroco, per ricevere istruzioni circa la condotta da seguire nelle circostanze eccezionali createsi nella sua parrocchia. Gli diceva il vescovo, pressappoco:

– Lasciate andare la cosa da sé, fino a che si chiarisca. Voi appartatevi.

E’ bene che il clero non partecipi alle visioni –…"

(Cfr. "Storia dei fatti di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 77, S.E.S.A)

 

Don Cortesi scriverà in seguito (vedi paragrafo 3.1) che il segreto si riduceva al fatto che Adelaide, diventata suora, si sarebbe recata a Roma a pregare con il Papa.

 

Domenico Argentieri che consultò tra l'altro il diario del Vescovo sotto la data 20 maggio 1944 (vedi paragrafo successivo 3.6), ha scritto nel suo libro "La Fonte sigillata" che il famoso segreto era questo: "Quando ti sarai fatta Suora, andrai a stare a Roma, dove pregherai sempre col Papa".

 

1.2    La versione di Padre B. Raschi

Padre Raschi, nel suo libro "Questa è Bonate", riporta invece un'altra versione di quell'incontro in Episcopato:

 

 

"Al Vescovo lo manifestò il 20 maggio. Adelaide sapeva che in casa sua le cose gravi, segrete, il papà e la mamma, se le dicevano loro due in cucina quando i figli erano tutti a riposo, per cui l'Adelaide disse al Vescovo: «Non c'è una cucina qui? Andiamo in cucina per parlare da soli io e te». Ma si può essere più semplici di così? (È sempre Padre Raschi che parla) Il segreto c'è stato e non lo sa nessuno… L'Adelaide non fu così leggera da rivelare ciò che doveva restare segreto, e quel che disse e rispose tramite la cugina, interprete per il dialetto, non fu che una battuta d'aspetto, ma il segreto lo disse soltanto al Vescovo e non c'entra né la vocazione e nemmeno l'andare a Roma a pregar col Papa …"

(Cfr. "Questa è Bonate, P. B. Raschi, pag. 38, ed. A.G.I.S. 1959).

 

Sappiamo che il Vescovo, verso la metà di giugno 1944, si recò al convento di Gandino (in provincia di Bergamo), per farsi ripetere di nuovo il segreto dalla bambina.

Vi pare logico che un vescovo si muova dalla sua sede, e affronti un viaggio non privo di pericoli in quel tempo di guerra, per sentirsi ridire da una bambina di 7 anni che voleva farsi suora e andare a Roma a pregare con il Papa.

Che il vescovo abbia avuto qualche dubbio sulla completezza del segreto?

Dubitava forse che, quel sabato 20 maggio, la bimba non glielo avesse rivelato completamente?

 

2    ADELAIDE RIVELA IL SEGRETO A PIO XII

Cinque anni dopo, accompagnata da mons. Obert (un vescovo missionario) e dalla signorina Galli (un'ex cantante lirica che era riuscita ad ottenere la custodia della fanciulla), Adelaide si recò a Roma per rivelare a Papa Pio XII il segreto che le aveva confidato la Madonna. L'incontro avvenne in Vaticano il 7 aprile 1949.

Il Vescovo, mons. Obert, assai aggiornato sulle faccende delle Ghiaie, informò il Papa rivelandogli cose che non conosceva.  Alla fine del colloquio, il Santo Padre manifestò il desiderio di vedere Adelaide e siccome la bimba si trovava fuori la fece entrare, e il colloquio a tu per tu durò una ventina di minuti.

 

Ecco la versione dell'incontro con Pio XII, riportata da Padre B. Raschi, nel libro "Questa è Bonate" a cui si sono riferiti molti altri autori:

 

"Interrogai su questo punto l'Adelaide:

– Hai potuto confidare il segreto al Santo Padre?

– Sì.

– In che ambiente ti trovavi?

– Nella sala, prima del suo studio, appartata dagli altri.

– In che posizione?

– Ero in ginocchio, ma il Papa mi disse:… «Su, su, sta in piedi» …

e mi aiutava con la sua mano, poi mi ascoltò ed accolse il segreto con tanta affabilità e mi disse: «Non l'hai più vista la Madonna?». «No, non l'ho più vista. Quando ero in collegio avevano inventato che l'avevo rivista»."

 

"In quel giorno benedetto mi trovavo anch'io a Roma e parlai all'Adelaide, in una casa religiosa e le dissi:

– Sei contenta, Adelaide, d'essere stata dal Santo Padre?

– Sì, così mi sono levata una responsabilità."

(Cfr. "Questa è Bonate", P. B. M. Raschi, pag. 37, ed. A.G.I.S. 1959

 

Pare molto strano che un Papa come Pio XII, un anno dopo il decreto "non constat" emesso dal vescovo di Bergamo mons. Bernareggi, abbia ricevuto in udienza privata la bimba di Ghiaie, definita "un'indemoniata", "un pericolo per la fede", "un pubblico pericolo", "un mostro", "un nodo di vipere, uno scrigno custodito da sette draghi", "una ninfetta oreade"... da chi l'aveva inquisita.

Ma questo è un altro nodo da sciogliere quando si parlerà della profezia del 28 maggio che riguarda proprio Papa Pacelli.

 

Più tardi, Adelaide tenterà di ottenere un colloquio con Papa Giovanni XXIII, ma il segretario mons. Loris Capovilla non concederà il "placet" per l'incontro con il pontefice. Recentemente, mons. Capovilla ha giustificato questo divieto asserendo che lui non sapeva che Pio XII aveva ricevuto Adelaide, altrimenti non avrebbe ostacolato l'incontro di Adelaide con Papa Giovanni.

Possibile che ai tempi di Papa Giovanni, in Vaticano, non ci si ricordasse di quell'incontro di Adelaide con Pio XII?

 

3    IL SEGRETO MANTENUTO O SVELATO?

 

Famigliari, parenti, amici, parroco, curato, suore, sacerdoti increduli, autorità e molti privati tentarono di carpire ad ogni costo il segreto che la Madonna aveva confidato alla piccola Adelaide, ma la fanciulla si difese sempre con molta tenacia dagli assalti di chi non era né vescovo né papa. Purtroppo la bimba cadrà nella rete di don Luigi Cortesi, l'inquisitore, che userà metodi molto discutibili per ottenere ad ogni costo una negazione delle apparizioni.

 

3.1    Il parere di don Luigi Cortesi sul segreto

Ecco quanto scrisse don Cortesi nel suo terzo libro:

 

"Nel cosiddetto segreto di Ad. furono già notate stranezze, sconvenienze, incoerenze. È strano che un messaggio tanto modesto e personale, come l’invito a farsi suora, ricevesse dalla Vergine la forma di segreto riservato solo al Vescovo o al Papa.

È strano che la vocazione religiosa di Ad. si coprisse sotto il velo misterioso del segreto riservato, solo dal martedì 16 maggio in poi, giacché nei giorni precedenti Ad. aveva fatto conoscere a tutti la sua intenzione di entrare in religione; anche in seguito manifestò più volte la sua vocazione, pur senza dire che quella costituiva il suo segreto; cosicché tutti sanno che la piccina, in età conveniente, si farà suora, ma non sanno che proprio in ciò sta il suo famoso segreto. E’ strano come il proposito di recarsi a Roma per pregare col Papa che Ad., secondo il racconto di Maria, annetteva al segreto nella comunicazione fatta al Vescovo il 20 maggio, non solo non fu confermato in seguito, ma fu espressamente negato dalla bimba, la quale riduce il suo segreto al nudo disegno di farsi religiosa.

E' strano come Ad., per la quale dapprima farsi suora significava soltanto farsi Sacramentina, modificasse poi il suo proposito in favore delle Orsoline, a cui era stata affidata, e ricevesse dalla Vergine stessa la ratifica di quella variazione. E' strano come possa conservarsi segreto il «farsi suora», quando non sia segreto il «farsi suora Orsolina»... Non si vede modo di sanare queste incoerenze e di mitigarne l’impressione penosa. Per non farle pesare sinistramente su tutto il problema delle Ghiaie, non vediamo altro modo che eliminare il «segreto» dal complesso delle rivelazioni e relegarlo fra gli infelici prodotti dell’illusione o, magari, della menzogna.

(Cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 20).

 

Stando quindi alle sue affermazioni, don Luigi Cortesi sarebbe venuto subito a conoscenza del segreto tramite il racconto di Maria.

 

Alcune fonti sostengono invece che il sacerdote sarebbe riuscito a conoscere il segreto convincendo la piccola, segregata in istituto, a mettere per iscritto il segreto con la promessa di consegnare lui stesso la busta al vescovo.

 

A pag. 123, del libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", don Cortesi ritornerà di nuovo su quel segreto definendolo "così modesto e così poco segreto che pare introdotto per scimmiottare il segreto di Fatima", facendo intuire che lui ne era venuto a conoscenza.

 

3.2    Adelaide nega il segreto per tornare a casa

Ma il vero scopo dell'inquisitore era di strappare alla bambina una negazione totale e, il 4 febbraio 1945, durante l'ennesimo interrogatorio, finalmente ottenne il risultato sperato. Di fronte alla prospettiva di rimanere prigioniera in convento per diventare suora, Adelaide, impaurita e stremata, smentirà tutto, compreso il segreto di fronte alla "promessa" di tornare a casa.

 

"- Pazienza! Ora, calmati, non piangere... E quella storia del segreto? Ce l’avevi, il segreto?-.

- No -.

- Chi te l’ha suggerito?-.

- Nessuno. L'ho inventato io -.

- Pazienza! Domanda perdono al Signore per la grave bugia che hai

commesso; poi, te ne confesserai; se vuoi, vieni pure a confessarti da me: io so già come stanno le cose..."

(Cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 212).

 

Poi, don Cortesi ammetterà alla pag. 214:

 

"Forse Ad. mentisce, quando smentisce la rivelazione del segreto, per essere libera di ritornare in famiglia? La piccola mal s’adatta alla disciplina collegiale e vuol ripigliare la sua libertà selvaggia: dal mio discorso capisce che ella stessa si è imprigionata col manifestare a tutti il proposito di farsi religiosa, presentato come rivelazione della Vergine: perciò sconfessa la rivelazione... È questo il più forte dubbio che la confessione mi ha lasciato. Certamente, se Ad. mentisce anche quando dichiara di aver mentito, il problema di Ghiaie perde ogni serietà e non merita altre discussioni. Comunque sia, per annullare l’influsso deformante, che il desiderio di rientrare in famiglia può esercitare sulle future confidenze di Ad., ho assicurato la piccina che la riporterò a casa, pur prevedendo che non saprò mantenere la promessa alla scadenza fissata…"

(Cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 214).

 

 

 

3.3    Il colloquio di Adelaide con don Bortolan

Anni dopo, il 5 marzo 1986, don Severino Bortolan ebbe un colloquio riservato con la veggente e le chiese chiarimenti in merito al "segreto". Riportò in seguito nel suo libro "Regina della Famiglia" il contenuto di quel colloquio:

 

Chiesi alla signora Adelaide:

– "Il segreto che la Vergine le confidò riguardava la sua vocazione alla vita religiosa, come qualcuno ha sostenuto?"

"No, è un altro!" rispose in modo deciso, facendomi capire che non avrebbe aggiunto di più.

"Rispetto la sua decisione di non parlare. Non ho posto la domanda perché mi riveli il segreto, ma per avere da lei la conferma che il segreto non riguarda la profezia della sua vocazione alla vita religiosa, di cui scrive nel quaderno…"

(Cfr. "Regina della Famiglia", Sac. Severino Bortolan, pag. 207).

 

Quindi, secondo don Bortolan, la profezia "Tra il quattordicesimo e quindicesimo anno ti farai Suora Sacramentina. Soffrirai molto …", riguardante la vocazione di Adelaide alla vita religiosa è una cosa e il segreto da rivelare al Vescovo e al Papa è un'altra. Per la prima, Adelaide non fece mistero sulla sua vocazione mentre, per il segreto, avrebbe sempre mantenuto il silenzio.

 

3.4    L'annotazione del cardinale Schuster

Sul frontespizio del fascicolo contenente il diario delle apparizioni che Adelaide Roncalli ha consegnato al card. Schuster il 28 gennaio 1950, tra le note scritte a mano dal cardinale si legge, invece, al punto 2: "I famosi segreti al Vescovo e al Papa sembrano ridursi a ben poca cosa". Secondo fonti ben informate della Curia di Milano, non si tratterebbe però del giudizio personale del presule che avrebbe semplicemente riportato quanto appreso da don Luigi Cortesi.

 

3.5    Il parere negativo di mons. Bernareggi

Che il segreto fosse di poco conto lo si apprende anche da una lettera che mons. Bernareggi inviò, l'8 luglio 1952, alla Madre generale delle Sacramentine, nella quale il Vescovo non autorizzava l'ammissione di Adelaide al Noviziato. In quella lettera mons. Bernareggi accenna anche ad un "preteso segreto" confidato a lui che dichiara di essere "cosa del tutto inconsistente".

 

3.6    Domenico Argentieri parla del segreto svelato

Domenico Argentieri (pseudonimo di mons. Bramini?), nel suo libro "La fonte sigillata" afferma a pag. 9 quanto segue:

 

"La quarta apparizione (martedì 16 maggio) è quella del famoso "segreto" che la bambina avrebbe dovuto rivelare solo al Papa o al Vescovo.

Il segreto della quarta apparizione era questo: "Quando ti sarai fatta Suora, andrai a stare a Roma, dove pregherai sempre col Papa".

L'Adelaide lo aveva sempre conservato gelosamente, e anche dal Vescovo, nella mattinata del 20 maggio, esigeva segretezza e riserbo, dicendogli: "Non c'è una cucina qui? Andiamo in cucina, per parlare da soli, io e te". Ma il Vescovo, che non capiva bene il bergamasco della bambina, e che non sapeva farsi piccolo coi piccoli, volle che restasse presente la cugina Maria per servire da interprete. Successivamente il Vescovo incaricò Don Cortesi di indagare sulle eventuali contraddizioni della bambina. Così dal Vescovo il segreto passò a Don Cortesi, e da Don Cortesi alla piazza.

 

Dal diario del Vescovo, sotto la data 20 maggio, apprendiamo:

"… ma il segreto riguarda te o me? - La cugina spiega alla bambina:

È il Vescovo che deve fare qualche cosa o sei tu?

- Io - risponde. - E cosa devi fare? - La Suora - E dove? - A Roma –

E cosa devi fare a Roma? - A pregare con il Papa. - Ma questo è il segreto?- Sì".

 

Andare a Roma è cosa ben diversa dal farsi Suora.

Ma i teologi bergamaschi equivocarono e non seppero discernere questa diversità. In ogni caso, le loro meraviglie per la pretesa povertà del contenuto del «segreto» rivelano ancora una volta la loro ignoranza dei precedenti storici delle altre apparizioni mariane: il segreto di Fatima, nella parte che riguardava Lucia, rivelato dopo dieci anni, non consisteva semplicemente in questo, che Lucia doveva farsi Suora?

Ma il segreto di Bonate, come abbiamo visto, era meno semplice: Adelaide fattasi Suora, doveva andare a Roma, per pregare vicino al Papa, secondo le intenzioni del Papa, nel grande piano della Comunione dei Santi, vittima di propiziazione espiatrice…"

(Cfr. "La fonte sigillata", Domenico Argentieri, pagg. 9 e 10, ed. V. Scalera, 1955).

 

4    CONCLUSIONI

Se il segreto fosse veramente quello sopraccitato, che cosa avrebbe implicato quel trasferimento di suor Adelaide a Roma per pregare sempre con il Papa? Dove si sarebbe stabilita, in Vaticano? E che compito avrebbe dovuto avere? Doveva forse creare una nuova congregazione religiosa?

Domande a cui non siamo in grado di dare una risposta.

 

Ci sarebbero ancora tante testimonianze da riportare pro e contro il segreto ma non farebbero luce sulla vicenda.

A che serve trascriverle se la diretta interessata, considerata "bugiarda" da un certo clero, si ostina a non parlare?

 

Non siamo eterni. Se la veggente non parlerà e non rilascerà una sua  versione dettagliata dei fatti del maggio 1944 e delle sue vicissitudini nei vari conventi, peserà per sempre l'ombra della "commedia", della "tragedia", del "dramma", o meglio della "farsa" di don Luigi Cortesi che narra la storia di "una povera bimba settenne, tradita dal cupo genio del male".

 

Signora Adelaide, faccia che su quel lembo di terra, le "stelle pie" non versino più "una lacrima", ma tornino a risplendere.

 

5     FONTI

- "Adelaide, speranza e perdono", G. Arnaboldi Riva, 2002
- "Ali spezzate", G. Arnaboldi Riva, Vitanuova 2008

- "Un diario per ricordare", don Attilio Goggi

- "Questa è Bonate", P. Bonaventura M. Raschi, A.G.I.S. 1959

- "Le visioni della piccola Adelaide Roncalli", don Luigi Cortesi, 1944
- "Storia dei fatti di Ghiaie", don Luigi Cortesi, 1944
- "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", don Luigi Cortesi, 1945
- "La fonte sigillata", Domenico Argentieri, 1955
- "Regina della Famiglia", Sac. Severino Bortolan

- Studio inedito, don Attilio Goggi, archivio riservato

- Lettera di Adelaide Roncalli al Santo Padre del 13 maggio 1959

- Testimonianza di mons. Loris Capovilla, archivio privato

- Testimonianze di suore Sacramentine, archivio riservato

- Fascicolo di Adelaide Roncalli al card. Schuster, 28 gennaio 1950

- Diario principale di Adelaide Roncalli, archivio privato

- Relazione di mons. Angelo Bramini, 06 febbraio 1947

- Archivio delle Curia Vescovile di Lodi

- Archivio della Curia Arcivescovile di Milano

- Biblioteca del Seminario Vescovile di Bergamo
- Vari archivi privati e fonti riservate

- Sito Internet www.alispezzate.it

- Sito Internet www.madonnadelleghiaie.it