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LA DRAMMATICA SVESTIZIONE

(versione aggiornata al 29/08/2010)

 

1 - PROFEZIA VERA O FALSA?

 

Gli oppositori delle Apparizioni di Ghiaie, avvalorando la tesi dell'inquisitore don Luigi Cortesi nella quale la bambina è ritenuta una "bugiarda", un "pericolo per la fede", una "ninfetta oreade", un "nodo di vipere, uno scrigno chiuso, custodito da sette draghi", "una povera bimba tradita dal cupo genio del male" ecc. (cfr. Luigi Cortesi, "Il problema delle apparizioni di Ghiaie"), hanno impedito in ogni modo che Adelaide diventasse suora, esigendo, per primo, la sua svestizione da novizia delle suore Sacramentine per poi chiuderle per sempre le porte di tutti i conventi.

Hanno sostenuto e sostengono ancora oggi, compiaciuti, che la profezia del 14 maggio 1944 "Tra i quatordes e i quindes agn, te 'ndaré suora Sacramentina" non si è avverata.

 

Nel 1959, Padre Bonaventura M. Raschi ha inserito nel suo libro "Questa è Bonate" edito dall'A.G.I.S. i testi originali dei messaggi sia nella versione in dialetto bergamasco (ritenuta la più autentica perché quella riferita per prima dalla bambina) sia nella loro traduzione in italiano.

 

Il 14 maggio 1944, la Madonna avrebbe predetto in bergamasco alla piccola Adelaide:

 

"Tra i quatordes e i quindes agn, te 'ndaré suora Sacramentina; te patiret tat e po tat; ma löcia mia perché dop te egnré con me 'n Paradis."

 

"Tra i quattordici e i quindici anni ti farai suora Sacramentina. Patirai tanto e poi tanto; ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso."

 

La versione in bergamasco riportata da Padre Raschi si discosterebbe dalla versione in italiano per la punteggiatura diversa e per la traduzione dell'espressione "te 'ndaré suora" con "ti farai suora" invece di "andrai suora".

 

L'espressione "te 'ndaré suora" che avrebbe dovuto essere tradotta letteralmente (come è stato fatto per gli altri termini) con "andrai suora" (e non con "ti farai suora") significa che, all'età tra i quattordici e i quindici anni, la fanciulla sarebbe andata/entrata in convento (avrebbe preso la via del monacato). Non esprime la certezza assoluta che, alla fine, Adelaide sarebbe diventata suora a tutti gli effetti, perché altrimenti la Madonna avrebbe usato allora termini più convincenti come "te saret suora / te dienteret suora" ("sarai suora / diventerai suora").

Le traduzioni "andrai suora", "ti farai suora", "sarai suora", "diventerai suora",  assumono sfumature e significati diversi e possono avere quindi generato confusione nell'interpretazione del messaggio.

 

La versione in italiano "andrai suora" viene riportata invece da Domenico Argentieri (pseudonimo di Angelo Bramini?), a pag. 6 del suo libro "La fonte sigillata", ed. V: Scalera, Roma 1955:

 

"… Richiesta dalle Suore dell'Asilo, cosa le avesse detto la Madonna in quella seconda apparizione, l'Adelaide rispose: "Mi ha detto così: che quando sarò grande andrò Suora, ma avrò da patire tanto e poi tanto, ma di non piangere, perché dopo mi porta con Lei in paradiso "…"

 

 

Sempre per quanto riguarda il messaggio del 14 maggio 1944, la predizione continua con l'espressione ";te patiret tat e po tat;" che significa "patirai tanto e poi tanto". Si noti che questa espressione, posta tra due punti e virgola nella versione in dialetto, ha un legame logico con la frase precedente "te 'ndaré suora" e lascia chiaramente intuire che Adelaide incontrerà ostacoli e dispiaceri durante il percorso legato alla sua vocazione.

 

Si sa che Adelaide non fece mai mistero di questa profezia al punto che tutto il paese e quanti si interessavano ai fatti di Ghiaie sapevano che tra il quattordicesimo e il quindicesimo anno d'età sarebbe entrata in convento per farsi suora Sacramentina. Neppure regge il sospetto che detta profezia fosse tardiva, inventata a distanza, perché subito alle primissime apparizioni già si discuteva se il "segreto" di Adelaide fosse proprio quello di farsi suora.

 

Nel diario scritto tra i nove e i dodici anni Adelaide riporta quanto le aveva profetizzato la Madonna la domenica 14 maggio 1944: "Tra i quattordici e i quindici anni ti farai suora Sacramentina. Patirai tanto e poi tanto; ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso". Tale predizione fu dunque scritta nel diario a non meno di due anni dal suo avverarsi.

 

Invece, nel diario di 24 pagine che Adelaide consegnò al card. Schuster il 28 gennaio 1950, nel racconto della visione del 14 maggio 1944, la veggente non fa nessun cenno a quella predizione sulla sua vocazione.

 

Più tardi però, all'età di 17-18 anni, presumibilmente dopo la penosa vicenda della sua svestizione, Adelaide annoterà i messaggi ricevuti dalla Madonna in un piccolo notes di cui darà fotocopia a don Attilio Goggi che lo inserirà nel suo libro "Un diario da ricordare". In quel notes, alla data 14 maggio citerà di nuovo la predizione che si farà suora Sacramentina.

 

Don Luigi Cortesi non era presente nei primi giorni delle apparizioni e quindi non poté raccogliere subito dalla piccina i messaggi ricevuti dalla Madonna.

Pur essendo molto scettico sulla rivelazione che riguardava la vocazione di Adelaide (la bambina non avrebbe mai accennato nei primi giorni che si sarebbe fatta suora Sacramentina), il sacerdote annota però, nel suo libro "Le visioni della piccola Adelaide Roncalli" (cfr. pagg.  11 e 12), che suor Concetta dell'Asilo di Ghiaie di Bonate, riferendosi a un colloquio avuto con la piccola Adelaide il 16 maggio 1944, verso le 16.30, assicurava che Adelaide, parlando della visione di domenica 14 maggio, le aveva rivelato quanto segue: "La Madonna mi ha detto che, quando sarò grande, mi farò suora, ma dovrò soffrire tanto e tanto: tuttavia non dovrò piangere, poiché alla fine mi porterà con lei in paradiso". L'inquisitore riporterà anche che, il 23 maggio 1944, la superiora dell'asilo di Ghiaie aveva sentito di persona la bambina raccontare la stessa cosa a un gruppo di sacerdoti presenti nell'asilo.

 

Anche don Felice Murachelli, nel suo libro "L'epilogo di Fatima", Ed. Toroselle, accenna a questa predizione. Il sacerdote, presente a Ghiaie per oltre un mese a partire dal 13 luglio 1944, riporta integralmente il testo completo di un questionario posto alla bambina da una suora dell'Asilo di Ghiaie di Bonate, documento che gli era stato concesso dalla superiora, suor Pancrazia. A pag. 79 del libro, si legge la risposta di Adelaide alla domanda  sulla 2° apparizione:

 

"… E domenica nella seconda apparizione che cosa t'ha detto la Madonna?

"La m'ha dic isé che me quando so granda 'ndo suora, ma gavrò' de patì tat e po’ tat, ma de locià mìa, perché dopo la me porta 'n Paradis con Lé". (Ella mi disse che quando sarò più grande mi farò suora, che dovrò patire e patire molto, ma di non piangere perché mi porterà in paradiso con Lei). …

Come ti parla la Madonna? In italiano o in bergamasco?

"La parla compagn de me, en bergamasco".

(Parla come me, in bergamasco) ..."

 

Durante il primo periodo passato negli istituti delle suore Orsoline, sembra che Adelaide abbia modificato il suo desiderio di farsi suora: non più suora Sacramentina, ma suora Orsolina. Questo fatto dettò subito molto sospetto e don Cortesi scrisse nel suo terzo libro:

 

"È strano come Ad., per la quale dapprima farsi suora significava soltanto farsi Sacramentina, modificasse poi il suo proposito in favore delle Orsoline, a cui era stata affidata, e ricevesse dalla Vergine stessa la ratifica di quella variazione. E' strano come possa conservarsi segreto il «farsi suora», quando non sia segreto il «farsi suora Orsolina»... Non si vede modo di sanare queste incoerenze e di mitigarne l’impressione penosa."

(Cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 20) 

 

 

Segregata da mesi nell'istituto delle suore Orsoline e tormentata da continui  e subdoli interrogatori dell'inquisitore, il 4 febbraio 1945, purtroppo, pur di ottenere la libertà e ritornare a casa, Adelaide tenterà di negare che la Madonna le aveva predetto che si sarebbe fatta suora e poi sosterrà di aver mentito sulle visioni.

 

Ecco, come don Luigi Cortesi è riuscito a strappare quelle negazioni durante l'interrogatorio del 4 febbraio 1944 alla bambina. Di fronte alla prospettiva di rimanere prigioniera in convento per diventare suora, Adelaide, impaurita e stremata, decide di negare tutto pur di ottenere la libertà.

Raggiunto il suo scopo, l'inquisitore le prometterà:

"Finite le scuole, ti ricondurrò a casa, sei contenta?, per sempre."

 

"… A tutte le domande la fanciulla rispondeva negando.

- E allora?

Capisco: tutti i bambini desiderano essere al proprio paese, nella propria famiglia.

Ma tu..., tu devi educarti bene, devi fare le scuole, perché vuoi diventare suora, no? –.

- Sì ma potrei fare le scuole alle Ghiaie e poi, quando sarò grande, andrò suora –.

– Ma dove me le trovi, le scuole medie, alle Ghiaie? E poi, se anche ci fossero, chi ti educherebbe al tuo paese? Poiché devi diventar buona, non solo istruita, ma anche buona, buona educanda, per essere una buona suora -.

- Andiamo -, interrompe la poverina. Gli occhi le si ingrossano di lacrime, ma tenta di soffocar la sua pena. Riprende la mia mano e continuiamo le scale.

- Comprendimi, non mi costa nulla il riportarti a casa, ma se tu vuoi davvero farti suora, devi accettare volontieri il sacrificio di rimaner qui, per diventar istruita e buona -, continuo, insistendo sullo stesso motivo. Ad. si curva, si aggiusta le calze, le belle pantofoline di panno bianco, regalo del Bambino, le giarrettiere..., insomma vuol nascondermi il suo pianto silenzioso. L’accarezzo e le sollevo il viso. - Coraggio! non piangere, via! Perché piangi? Vedremo che cosa si potrà fare -.

Suor Rosaria ci si fa incontro e ci conduce in camera. Con l’intelligente discrezione, lodata or ora anche in Suor Michelina, capisce i miei propositi e ci lascia soli. Mi seggo presso la stufa e mi avvicino alla piccola. Il volto solcato da lacrime mute ci strappa l'anima - Suvvia! -, dico alla bimba, accarezzandole i capelli. - Non devi piangere. Fra tre mesi avrai otto anni, e ad otto anni una bambina è già una donnina. Cerca di ragionare Noi ti teniamo qui, perché vuoi farti suora, suora orsolina. L’hai detto tu, tante volte... -.

- No; adesso non m piace più -, scoppia fuori la piccina, con accorata erompenza.

Un sussulto mi scuote. Mi lampeggiano dinnanzi agli occhi i primi bagliori dell’incendio che dovrà incenerire il castello delle apparizioni. Comprimo ogni reazione esterna e con fredda, solenne risolutezza, continuo:

- Adelaide, guardami. Rispondi bene alle mie domande.  

  Credi ancora di aver visto la Madonna?

- -, accenna col capo la fanciulla.

- Fu la Madonna che ti disse di farti suora? -.

- No -, accenna col capo la fanciulla.

- Che cosa vuoi dire con quel No?

   Vuoi dire che non ti ricordi più se te l’ha detto la Madonna? -.

- No -.

- Vuoi dire che sei incerta se te l’abbia detto? -.

- No -.

- Te l’ha detto tua mamma di farti suora? -.

- No -, risponde la bimba sempre col capo.

- Te l’ha detto la Madonna? -.

- No -, risponde col capo e colla parola. E si scioglie in un pianto dirotto.

- Ho capito. E’ per questo, dunque, che non ti piace più... Ma tu m’inganni: tu neghi che la Madonna ti abbia detto di farti suora, perché sei stanca del collegio e vuoi ritornare a casa tua... -.

- No, non me l'ha detto...

Sai perché io piango? Perché mi rincresce di aver fatto una bugia -.

- Quando? Adesso, con me? -.

- No! laggiù al Torchio -.

- Pazienza! Ora, calmati, non piangere...

- E quella storia del segreto? Ce l’avevi, il segreto? -.

- No -.

- Chi te l’ha suggerito? -.

- Nessuno. L'ho inventato io -.

- Pazienza! Domanda perdono al Signore per la grave bugia che hai commesso; poi, te ne confesserai; se vuoi, vieni pure a confessarti da me: io so già come stanno le cose...

Finite le scuole, ti ricondurrò a casa, sei contenta?, per sempre. Intanto, tu sta quieta: studia bene e prega bene -. E baciai sui capelli la disgraziata fanciulla, con tanta pietà, con tanta tristezza.

(Cfr. Luigi Cortesi,  "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", pagg. 211 ÷ 213)

 

Ci fu veramente questa predizione o fu un'invenzione della bambina o di altri?

Perché Adelaide non la menzionò nel resoconto del 14 maggio, nel fascicolo consegnato al card. Schuster? Qualcuno intervenne perché omettesse quella predizione?

 

Credo che solo la signora Adelaide possa chiarire questo punto.

Colgo l'occasione per invitarla a collaborare per ristabilire la verità su queste travagliate apparizioni.

 

 

2- LA VERITÀ SULLA "MONACAZIONE" DI ADELAIDE

 

La verità sulla "monacazione" di Adelaide rimase per tanti anni un capitolo oscuro della storia dei fatti di Ghiaie. Il divieto assoluto di consultazione dell'archivio della Curia di Bergamo, l'imposizione del silenzio agli istituti religiosi, la paura di ritorsioni, il silenzio di Adelaide crearono un muro invalicabile.

 

Per anni si scrisse che il vescovo di Bergamo aveva autorizzato Adelaide all'ammissione a postulante e a novizia nell'ordine delle Suore Sacramentine.

 

Quando fu ritrovata la bozza di una lettera che Adelaide avrebbe indirizzato a Papa Giovanni il 13 maggio 1959, cominciarono ad emergere certe verità:

 

"Poi entrai dalle Sacramentine di Bergamo e io ero tutta contenta perché mi facevo suora come mi aveva detto la Madonna, ma facevo solo la postulante, perché monsignor Bernareggi non voleva che diventassi suora. Quando egli morì io ero a Lavagna nella diocesi di Lodi. Monsignor Benedetti allora permise che facessi la vestizione, ma poi venne là monsignor Merati che, a nome della Santa Sede – diceva – mi fece svestire e ordinò di uscire dal convento.

Io non so poi il motivo perché fecero questo."

 

In quella lettera, non quadrava però il fatto che mons. Bernareggi non volesse che Adelaide diventasse suora, perché si era sempre creduto che il vescovo fosse favorevole alle apparizioni e alla veggente.

 

 

Ma che cosa avvenne veramente in quel periodo?

 

Don Attilio Goggi, in uno studio inedito, riporta esattamente quanto venne a sapere da madre Alipia, una suora Sacramentina che, in questa vicenda, ebbe un ruolo assai importante. Costei, per paura di ritorsioni da parte della Curia di Bergamo che ridusse e riduce ancora al silenzio le suore testimoni dei Fatti di Ghiaie, non poté rilasciare una sua dichiarazione scritta. Permise però a don Attilio Goggi di prendere degli appunti sui loro colloqui. Ecco quanto scrisse Don Goggi nella sua relazione inedita su quell'incontro:

 

"Questa religiosa conobbe l'Adelaide quando la veggente era sui 14 anni. La ricorda piuttosto robusta e di aspetto superiore alla sua età. Nell'agosto 1951, il parroco di Ghiaie, don Cesare Vitali, d'intesa con le suore Sacramentine che accudivano all'asilo e all'oratorio del paese, avevano invitato un gruppetto di ragazze ad un corso di Esercizi spirituali tenuto a Bergamo alla Casa Madre delle Sacramentine, via S. Antonino. Tra queste giovani c'era l'Adelaide che, al termine del corso, chiese di farsi religiosa presso quelle Suore. La Madre generale le consigliò di attendere ancora qualche tempo per maturare meglio la sua richiesta.

La giovane ritornò a Ghiaie ove tutti conoscevano la predizione del 14 maggio. Fu appunto per questo che in paese l'agitazione degli animi era in crescendo al punto da spingere la superiora locale delle Sacramentine ad informare la Madre generale. Fu deciso di non attendere oltre e suor Alipia fu inviata a Ghiaie per intese con i genitori Roncalli e, ottenuto il loro consenso, Adelaide fu accettata come probanda presso le Sacramentine di Bergamo. Le venne assegnato il nome di Maria."

 

 

 

Ottenuto il permesso del Vescovo perché mancava dell’età canonica, il 25 settembre 1951 Adelaide mise la mantellina.

Il giorno dopo, Adelaide scrisse subito al suo parroco don Vitali:

 

"Rev.mo Signor Parroco,
Mi perdonerà per aver ritardato fin ora a comunicarLe la bella notizia, che sabato per volere di Dio misi la mantellina. Rev.mo Parroco, sapesse quanta gioia provai in questi giorni nel sentirmi finalmente a posto! Come si prega bene davanti a Gesù Sacramentato e prego tanto anche per Lei per l’intenzione che mi aveva raccomandato e perciò pensando che Gesù mi esaudisca, penso che la Sua salute vada sempre migliorando e spero che anche la Signorina Elisa stia bene. Penso e mi auguro di rivederLa presto per farLa partecipare della mia grande gioia. La signorina Rita Rota con la quale sono postulante, (Quella di Borgo Palazzo) mi dice di ossequiarLa. Infiniti ossequi.

Sempre di lei obbli.ma e dev. ma. Adelaide 26-9-1951"

 

Secondo quanto ha riferito madre Alipia a don Attilio Goggi, Adelaide  fu spostata prima a Roma, poi a Borgio, poi di nuovo a Roma e poi nel convento di Lavagna (Lodi). Trascorreranno più mesi invece dei 12 richiesti dal Diritto Canonico per la giovane età della probanda, perché Adelaide sia finalmente ammessa alla vestizione religiosa per decisione unanime del Consiglio generalizio delle Sacramentine che stimava le buone qualità della Roncalli.

 

Infatti benché il 3 luglio 1952 fosse inclusa nell'elenco per la vestizione del 7 agosto, il vescovo di Bergamo con lettera alla madre generale delle Sacramentine dell'8 luglio 1952 vietò l'ammissione di Adelaide al Noviziato:

 

"Io credo in coscienza di doverle confermare per lettera che non intendo autorizzare l'ammissione dell'Adelaide al Noviziato e per quanto questo è in mio potere né qui a Bergamo né altrove. Oltre a non essere persuaso della vocazione dell'Adelaide (e con me sono altre persone autorevoli che sono dello stesso parere), la sua ammissione al noviziato delle Sacramentine varrebbe per taluni ad una conferma di ciò che non è approvato dall'Ordinario di Bergamo, compreso forse un preteso segreto confidato a me e che io devo dichiarare cosa del tutto inconsistente …

In questo caso io intendo dare il mio giudizio personalmente, giudizio negativo. Sarei anzi contento se nell'anno prossimo, qualora l'Istituto intendesse continuare a dare ospitalità all'Adelaide questa non fosse tenuta a Bergamo…"

 

Il 15 luglio 1952 madre Elisa Grisa confermava al vescovo che si sarebbe attenuta alle sue decisioni. Adelaide inviò allora un'istanza in Vaticano allegando una lettera della vicaria generale delle Sacramentine.

 

L'allora sostituto mons. Montini, in data 29 luglio 1952, chiese al Vescovo di Bergamo "i motivi circa il mancato esaurimento del desiderio della sig.na Roncalli" perché era pervenuta al Santo Padre un'istanza di Adelaide Roncalli, postulante nell'Istituto della Suore Sacramentine di Bergamo che implorava di poter ottenere il vestire l'abito religioso, con in allegato una lettera della Vicaria generale.

 

Dopo aver consultato alcuni dei sacerdoti della diocesi e membri della Commissione istituita allora per esaminare i Fatti di Ghiaie, mons. Bernareggi rispose a mons. Montini il 4 agosto 1952 in questi termini:

 

"… La determinazione fu presa prima di tutto per le ripercussioni che l'ammissione nelle circostanze concrete di luogo e d'Istituto avrebbe avuto da parte di coloro che ancora si oppongono alle conclusioni da me date, dopo averle sottoposte a S. Officio (conclusioni che io continuo a ritenere valide) sui detti fatti… Altro motivo determinante della mia delibera fu la persuasione che io mi sono fatto (e non io solo) in base a parecchi indizi e ad informazioni sicure che ritengo degne di considerazione, della non spontaneità della vocazione religiosa della Roncalli… Io non mi sono sentito di potere in coscienza dare il mio benestare all'ammissione della Roncalli al noviziato…"

 

L'anno successivo, il 6 giugno 1953, Adelaide fu iscritta di nuovo nell'elenco delle 24 probande che dovevano essere ammesse al noviziato il 4 agosto.

Visto che il vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi, era gravemente ammalato, la questione venne seguita dal vicario generale mons. Piero Carrara che interpellò, il 9 giugno 1953, mons. Paolo Merati (il presidente del tribunale ecclesiastico che processò Adelaide nel 1947) il quale, attenendosi alla decisione del Vescovo dell'anno precedente, espresse parere negativo all'ammissione. Il vicario generale condivise tale parere e chiese alla madre generale di cancellare Adelaide Roncalli dall'elenco delle esaminande per la vestizione.

 

Ma il 23 giugno 1953 si spense mons. Bernareggi, lasciando nel suo testamento una postilla nella quale esprimeva chiaramente la propria volontà di sottoporre l’esame delle apparizioni di Ghiaie alle decisioni del Papa. Purtroppo quel testamento sarà alterato (cfr. testimonianza e promemoria di mons Giuseppe Piccardi, 20/01/1960).

 

Nella ricostruzione dei fatti da parte di Mons. Marino Bertocchi (cfr. "Amici del beato Papa Giovanni", n. 5, 2009, pag. 23) sembra che sia stato il vescovo di Lodi, mons. Tarcisio Benedetti, all'oscuro del parere negativo dato dal vescovo di Bergamo, a delegare il suo segretario a procedere alla vestizione di Adelaide, impegnandosi a rivedere in seguito tutta la questione con il nuovo vescovo di Bergamo.  

 

Secondo quanto rivelato a don Attilio Goggi da madre Alipia, dell'Istituto delle Suore Sacramentine, sarebbe stato invece l'allora vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi, d'intesa con il vescovo di Lodi mons. Benedetti, a permettere il trasferimento di Adelaide Roncalli al convento di Lavagna, in provincia di Lodi, dove avrebbe potuto essere ammessa alla vestizione religiosa per decisione unanime del Consiglio generalizio.

 

La regolare vestizione religiosa a novizia avvenne in forma privata nel convento di Lavagna l'11 luglio 1953, per mano di mons. Angelo Bramini, ex avvocato difensore delle Apparizioni di Ghiaie, delegato di mons. Benedetti.

 

Madre Alipia confidò ancora a don Attilio Goggi che fu mons. Paolo Merati, Vicario moniale pro tempore e forte oppositore delle apparizioni di Ghiaie, ad opporsi energicamente alla vestizione religiosa di Adelaide perché durante una seduta del processo canonico del 1947, egli aveva interrogato separatamente la bambina che, dopo aver dichiarato con giuramento davanti a tutti i Membri della Commissione di aver avuto le visioni del maggio 1944, le aveva negate dicendo a questo monsignore di aver visto solo delle "nuvole". Mons. Merati pose il veto per impedire che la vestizione di Adelaide fosse interpretata come l'avverarsi della predizione del 14 maggio. Temeva infatti il riaccendersi delle vecchie e violenti polemiche sui fatti di Ghiaie. Era quindi meglio attenersi al decreto vescovile del "Non costa" e rimandare a casa la ragazza.

 

Dal canto suo il Consiglio generalizio delle Sacramentine non intendeva recedere dalla ormai approvata vestizione religiosa di Adelaide ritenendola idonea alla vita religiosa per la loro Congregazione, indipendentemente dalle presunte Apparizioni del 1944. Non si poteva respingere Adelaide.

 

Venne così a crearsi una situazione spinosa all'interno della comunità delle Suore Sacramentine parte delle quali intendeva ubbidire a mons. Merati per riguardo alla sua autorità religiosa, mentre un'altra parte non voleva rinunciare a quell'ottima probanda. L'atteggiamento delle suore, suscitò l’ira e la contrarietà di mons. Merati e di alcuni sacerdoti della Curia di Bergamo che ricorsero addirittura a "Roma" dove, si suppone andarono a raccontare,  allarmati, che nella diocesi di Lodi avevano vestito una pericolosa indemoniata presentandola nell'orribile ritratto dipinto dal suo inquisitore, don Luigi Cortesi.

 

Ci fu una fitta corrispondenza tra la Curia di Bergamo, la Curia di Lodi, l'Istituto delle Sacramentine e la Congregazione dei religiosi a Roma.  Mons. Paolo Merati fu incaricato di sottoporre a visita canonica l'Istituto della Suore Sacramentine e di stendere una relazione da inviare a Roma.

 

Il 18 novembre 1953, il card. Valerio Valeri della Sacra congregazione dei religiosi dispose che Adelaide Roncalli non venisse accettata e conseguentemente non ammessa ai voti nell'istituto delle Sacramentine. Non conosciamo le motivazioni di questo grave provvedimento.

 

Poco dopo, sempre secondo le testimonianze di suore presenti ai fatti, giunse a Lodi, da Bergamo, munito di questa inquietante disposizione vaticana, mons. Paolo Merati, il presidente del Tribunale Ecclesiastico responsabile di aver condotto contro la bambina Adelaide un processo illegale, che arrogantemente pretese dal vescovo di Lodi l’immediata svestizione di Adelaide e la sua espulsione dal convento.

 

Ecco uno stralcio della lettera che Adelaide avrebbe scritto a Papa Giovanni,  il 13 maggio 1959, in presenza di altri testimoni. Da quanto scritto, sembra che la fanciulla non poté prendere visione direttamente del documento della Santa Sede.

"… Monsignor Benedetti allora permise che facessi la vestizione, ma poi venne là monsignor Merati che, a nome della santa sede – diceva – mi fece svestire e ordinò di uscire dal convento. Io non so poi il motivo perché fecero questo…"

 

Un atto che provocò una vera e propria tempesta nel convento e dentro Io stesso Ordine delle suore Sacramentine, molte delle quali si ribellarono a questa imposizione totalitaria chiedendo di essere allontanate e liberate da incarichi di responsabilità manifestando così apertamente la loro solidarietà con Adelaide.

Onde evitare il peggio (la spaccatura o persino la soppressione dell’Ordine), la madre generale, suor Elisa Grisa, si rassegnò ad invitare suor Alipia perché convincesse Adelaide a lasciare l'abito religioso e ritornare in famiglia. Sembra addirittura che per evitare un'opposizione ancor più decisa, la giovane veggente di Ghiaie sia stata chiusa in un gabinetto la notte prima di essere espulsa dal convento. La svestizione avvenne il 27 dicembre 1953 e, il giorno stesso, Adelaide, all'insaputa dei suoi famigliari, fu condotta forzatamente a Roma, a Palazzo Salviati, a fare l'inserviente guardarobiera sotto il falso nome di Maria Rosa. Adelaide pianse tanto e poi tanto.

 

Pochissimo tempo dopo, per fortuna, fu riconosciuta casualmente da due giovani sposini di Ghiaie, in viaggio a Roma e ospiti a Palazzo Salviati, i quali avvisarono subito la famiglia Roncalli, ancora all'oscuro della svestizione di Adelaide. La sorella Vittoria, informata dell’accaduto, partì d'urgenza per la capitale a cercare Adelaide e, malgrado la reticenza delle suore che tentarono di negare la presenza di Adelaide in quell’istituto, riuscì alla fine ad incontrare la sorella. A causa di questi grandi dispiaceri, Adelaide si ammalò seriamente ma, ben curata, riuscì a guarire.

 

Nel frattempo, l'autorità vaticana cambiò l'intero gruppo dirigenziale delle Sacramentine esautorando la madre generale Elisa Grisa e, il 15 febbraio 1954, impose dall'alto come nuova madre generale dell'Ordine delle Suore Sacramentine, l'allora superiora a Torino, madre Elisa Savoldi.

Madre Elisa Grisa, terrorizzata, non resse all'angoscia, si chiuse in se stessa e, dopo breve tempo, morì di crepacuore.

E nella lettera del 13 maggio 1959 al Santo Padre, Adelaide scrisse ancora:

 

"E per me Santo Padre non ci sarà un segno di misericordia e di perdono? Sballottata dalla mia infanzia ad ora, un po’ da ogni parte, mi sono portata nel cuore, sotto nome diverso da quello del mio battesimo,

il ricordo vivo dell’Apparizione, il rimorso di averla negata e il desiderio di tornare ad essere Sacramentina. Ma non me lo hanno più permesso.

Da anni sono qui infermiera al Policlinico di Milano e aspetto ancora, aspetto sempre che si compia il desiderio della Madonna su me.

O sarà un’attesa vana?…"

 

Purtroppo, Adelaide si dovette rassegnare, perché le furono chiuse per sempre tutte le porte dei conventi. Passarono anni difficili e, alla fine, mons Bramini le consigliò di sposarsi perché lui stesso aveva tentato, inutilmente, di farla accogliere in altre congregazioni.

 

Don Attilio Goggi, in "Un diario per ricordare" scrive:

 

"La signora Adelaide, a mia richiesta mi ha narrato i particolari della sua vestizione religiosa in diocesi di Lodi e l'umiliazione della imposta svestizione. Le lacrime della signora Adelaide erano cocenti quando rivelò il vero motivo del suo matrimonio" (cfr. pag. 26).

 

Più tardi, ricordandosi di quel periodo, il 24 luglio 1986, Adelaide scrisse a madre Alipia:

 

"Non ho mai dimenticato il periodo trascorso nel nostro istituto (mi permetto di chiamarlo così) perché io mi sono sempre sentita parte delle Sacramentine anche se le molteplici vicissitudini mi hanno tenuta lontana. Non ho mai cessato di amare la Congregazione.
Quando ricordo il passato, un accavallarsi di episodi mi confondono persino gli avvenimenti del periodo del postulandato e del noviziato, forse allora non conoscevo nemmeno bene ciò che mi succedeva attorno, perché voi, con tanto amore materno cercavate di nascondermi il più possibile per farmi meno soffrire. Mi piacerebbe avere una piccola cronaca in proposito, proprio per conoscere e rivivere a distanza quel periodo che ho sempre giudicato il migliore della mia vita, dopo le Apparizioni. Ricordo con tanto affetto Madre Albina… Sr Luisa… e devo proprio dire, che il Vostra orante ricordo l’ho sempre sentito vicino. Unite nella preghiera ed un presto arrivederci con immutato affetto. Adelaide"

 

 

FONTI:

- "Adelaide, speranza e perdono", G. Arnaboldi Riva, 2002
- "Ali spezzate", G. Arnaboldi Riva, Vitanuova 2008

- "Un diario per ricordare", don Attilio Goggi

- "Questa è Bonate", P. Bonaventura M. Raschi, A.G.I.S. 1959

- "Le visioni della piccola Adelaide Roncalli", don Luigi Cortesi, 1944
- "Storia dei fatti di Ghiaie", don Luigi Cortesi, 1944
- "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", don Luigi Cortesi, 1945
- "La fonte sigillata", Domenico Argentieri, 1955
- "Amici del beato Papa Giovanni", n. 5, 2009

- "Il Pungolo di Bonate", dicembre 1980

- "Madre Elisa Savoldi", Giovanni da Montepelato, Ed. Villadiseriane

- Studio inedito, don Attilio Goggi, archivio riservato

- Lettera di Adelaide Roncalli al Santo Padre del 13 maggio 1959

- Lettera di Adelaide a don Cesare Vitali, 25 settembre 1951

- Lettera di Adelaide Roncalli a madre Alipia, 24 luglio 1986

- Lettere private di don Cesare Vitali, archivio riservato

- Lettera di mons. Montini a mons. Bernareggi, 29 luglio 1952

- Testimonianze di mons. Giuseppe Piccardi, 20 gennaio 1960

- Testimonianze di suore Sacramentine, archivio riservato

- Testimonianza di suor Alipia, tramite don G. Bonanomi

- Testimonianze di don Giovanni Bonanomi, archivio riservato

- Testimonianza di Vittoria Roncalli
- Fascicolo di Adelaide Roncalli al card. Schuster, 28 gennaio 1950

- Diario principale di Adelaide Roncalli, archivio riservato

- Relazione di mons. Angelo Bramini, 06 febbraio 1947

- Manoscritti del card. Gustavo Testa, Biblioteca Maj, Bergamo

- Archivio della Curia Arcivescovile di Milano

- Università Cattolica di Milano

- Biblioteca civica Angelo Maj

- Archivio Vaticano

- Biblioteca del Seminario Vescovile di Bergamo
- Archivio delle Curia Vescovile di Lodi

- Archivio della Curia Vescovile di Bergamo

- Vari archivi privati e fonti riservate

- Sito Internet www.alispezzate.it

- Sito Internet www.madonnadelleghiaie.it