Autore:  Don Bruno Borelli - Senapa Data documento:  01/04/2010
Titolo:  Preghiera di don Borelli (29 maggio)

 UNDICESIMO GIORNO: LUNEDI 29 MAGGIO

O Maria Santissima, Madre e Regina della Famiglia, come sempre preceduta dal punto luminoso e dal volo dei due colombi bianchi, circondata dagli angioletti, sei venuta con i due colombi grigi in mano e la corona del rosario al braccio, nello stesso abbigliamento di domenica, ma con la veste bianca, simbolo di quell'anima in grazia di Dio che noi dobbiamo avere per ricevere le grazie del Signore, dovendo Tu dare oggi un messaggio di consolazione e di speranza agli ammalati.
Tantissimi erano gli ammalati che si assiepavano sul luogo santo delle tue Apparizioni, o Maria, e quel giorno ci furono anche guarigioni prodigiose, per opera delle tue preghiere e di quelle del Bambino Gesù che, grandicello, stava vicino a Te con le mani giunte.

Aiutaci, o Madonna buona, a capire il dolore e a vedere la sofferenza come è nella Volontà di Dio, perché questa è una lezione tanto difficile per noi; noi facciamo fatica a comprendere e discernere la malattia, il dolore: le sue ragioni, il suo senso, le sue giustificazioni, le sue cause, le sue possibilità, i suoi vantaggi, le sue grazie.

Tu, parlando ad Adelaide, chiedi agli ammalati di avere una vera volontà di guarire, una grande forza d'animo per reagire alla malattia, così che non si leghino inconsciamente ad essa, non ritengano impossibile il miglioramento e la guarigione, non si abbandonino alla disperazione e alla ribellione. Tu chiedi agli ammalati di avere speranza in Dio e in Te, perché fino a che c'è speranza c'è vita, chiedi maggiore fiducia e confidenza, perché, come Gesù insegna, tutto è possibile e niente è impossibile per chi ha fede.

Tu chiedi agli ammalati di santificare la sofferenza, di non maledirla, ma al contrario di accettarla e indirizzarla in modo positivo, considerandola e sfruttandola come un "valore" prezioso, come un "lavoro" che è fonte di reddito spirituale, di guadagno soprannaturale, come una "moneta" forte che ci fa' acquistare tante Grazie, fino a guadagnare l'ultima e più grande Grazia che è il Paradiso, la felicità eterna, il premio celeste.

Tu chiedi agli ammalati di considerare la sofferenza, vissuta con pazienza e senza disperazione, alla pari della preghiera, perché dici che ci fa ottenere da Gesù e da Te qualunque grazia si chiede, naturalmente lasciando a Dio di stabilire i tempi e i modi di queste grazie. Tu ci mostri la potenza e la fruttuosità della sofferenza che viene vissuta in unione alla Passione di Gesù crocifisso e ai tuoi dolori sotto la croce, sofferenza che ha un valore redentivo e impetrativo, di salvezza e di grazia per noi e per gli altri, quando la offriamo al Signore per qualche intenzione particolare.

Tu chiedi di offrire a Dio le nostre sofferenze e di farle entrare nelle beatitudini del Signore, arrivando alla grandezza e all'eroismo dei Santi, che erano lieti di completare nella loro carne ciò che mancava ai patimenti di Cristo, che addirittura amavano la sofferenza che li univa a Gesù, e la chiedevano al Signore sempre di più, come grazia preziosissima, al fine di sollevare e liberare gli altri dai loro dolori, applicando a vantaggio dei fratelli i meriti e le ricompense da loro guadagnati, così che potessero riceverne i frutti di salvezza, guarigione, conversione, salute.

Tu vuoi che guardiamo alla sofferenza e alla malattia in modo positivo, come luogo di una possibile manifestazione della gloria di Dio, cioè della misericordia e della potenza guaritrice del Signore Gesù, della effusione miracolosa e prodigiosa dello Spirito Santo, della tua materna ed efficace intercessione presso il cuore del Padre celeste.

Tu vuoi che cerchiamo non tanto la guarigione ma prima il Dio che guarisce, non tanto la nostra guarigione ma più quella degli altri, non tanto la guarigione fisica ma soprattutto quella spirituale, non tanto il sollievo della nostra sofferenza ma prima l'aiuto per quella degli altri.

Tu vuoi che vediamo i malanni non tanto come castigo divino ma come conseguenza dei nostri errori, dei nostri vizi, delle nostre debolezze, da cui convertirci, non tanto come punizioni immeritate ma come giuste correzioni, come salutari purificazioni, come necessarie riparazioni, come amorevoli ammonimenti, come fruttuose elevazioni, come luminosi messaggi, come un nuovo inizio di una vita cristiana nella fede e nella preghiera, nella riconciliazione e nella pace, nella serenità e nell'ordine, nella giustizia e nell'equilibrio, nella purezza e nell'onestà.

Tu chiedi ad Adelaide di pregare in particolare per gli ammalati nell'anima, che più di tutti hanno bisogno di essere sostenuti da chi crede al posto loro e compensati da chi prega per loro, così da ottenere quella guarigione spirituale che porta spesso con sé anche quella psichica e fisica.

Infine, o Maria, velando di serietà il tuo bellissimo e dolcissimo volto, ti preoccupi che la grazia della sofferenza, come talento prezioso, non vada perduta, non resti infruttuosa, non sia seppellita. Tu fai capire ad Adelaide, la quale ancora bambina dovrà molto soffrire, che il Signore dà a ciascuno la Croce sulla sua misura di sopportazione, secondo le sue forze e le sua capacità di portarla con coraggio e di farla concorrere al bene; ma nello stesso tempo ci indichi che il Signore è severo con chi non fa fruttificare la sua sofferenza, la rende vana e inutile, fino addirittura negativa e distruttiva, motivo di indurimento verso Dio e di egoismo verso il prossimo; e così, giustamente come Tu dici, la sofferenza prenderebbe il volto di un castigo e la conseguenza di un male.

Come è bello, Maria, che Tu termini il tuo incontro con Adelaide, dopo questa dura lezione agli ammalati sul modo di affrontare la sofferenza, con un bacio schioccante che la commuove e incoraggia a sopportare tutti i dolori, un bacio che è prova di un amore intenso e speciale che solo i figli sofferenti possono suscitare e ricevere dalla loro mamma.

Noi crediamo, Maria, che questo bacio è indirizzato, anche oggi, esclusivamente a tutti gli ammalati, a tutti i sofferenti di qualsiasi dolore, perché ricordassero che Tu, mamma celeste, li ami di speciale amore, li consoli e li conforti nel dolore, li aiuti ad accogliere e a portare la croce, dietro a Gesù, e che con la tua intercessione e la tua potenza puoi riservare a loro qualche bella sorpresa di guarigione, di salute, di vita, come hai fatto quella sera per tanti sofferenti e malati.

Ti diciamo grazie, Maria, per questo bacio a nome di tutti i malati. Grazie Maria per quello che hai detto a noi che ti riconosciamo e ascoltiamo nella tua undicesima apparizione a Ghiaie di Bonate.

3 Ave Maria

Don Bruno Borelli

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Allegato   Data inserimento:  01/03/2011