Autore:  Padre G. Petazzi Data documento:  05/10/1945
Titolo:  "L'AMORE ALLA VERITÀ" Padre Petazzi contesta la tesi di don Cortesi

 LETTERA DI PADRE PETAZZI A DON VITALI PARROCO DELLE GHIAIE
(TRASCRIZIONE DEL VOLANTINO)
(IN ALLEGATO TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA)
(5 OTTOBRE 1945)

Dappertutto è circolata dattiloscritta una lettera di Padre Petazzi del 5 ottobre 1945; il noto gesuita, scrittore e predicatore fra i più dotti del tempo, era preoccupato per l'affermarsi di una sparuta minoranza di oppositori all’apparizione, perciò aveva scritto una lunga lettera al Parroco delle Ghiaie per suggerire una dilazione, in base a un suo studio sui fatti. Ne parla anche Ballini in “Una fosca congiura contro la storia”. «P. Petazzi, venuto a Bergamo nel settembre 1945, iniziava una sua inchiesta sui fatti delle Ghiaie. Di essa lasciò memoria nella lettera del 5 ottobre 1945 inviata a Don Vitali...».
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TRASCRIZIONE DEL VOLANTINO

P. Petazzi S. J. al Parroco delle Ghiaie di Bonate
5 ottobre 1945

«Molto rev. sig. Parroco,

l’amore alla verità ed il desiderio di contribuire all'onore di Maria SS.ma mi muove a scriverLe la presente.

Appena giunto la settimana scorsa a Bergamo, mi fu detto che ormai tutte le cose alle Ghiaie erano finite, perché fu scoperto che si trattò di un inganno.

Se le cose stessero veramente così, non ci sarebbe più nulla da fare, non avendo certo bisogno la Madonna delle nostre bugie per difendere il suo onore.

Ne ebbi veramente dispiacere perché nelle condizioni attuali, una dichiarazione che si tratterebbe di un inganno, desterebbe non leggero scandalo e turberebbe la fede di molti fedeli. Perciò ho voluto indagare a fondo le cose per scoprire la verità. A questo scopo ho parlato con alcuni Sacerdoti bergamaschi molto seri, e specialmente con Don Cortesi che è il principale protagonista del dramma. Anzitutto ho chiesto a Don Cortesi quale fosse il suo giudizio sulla commissione nominata da Sua Eccellenza il Vescovo per indagare e pronunciarsi sui fatti.
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Egli candidamente mi confessò che la commissione non si radunò neppure una volta, tutto il giudizio della commissione si riduceva a quello steso da Don Cortesi.
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Gli feci allora notare che un una questione così grave di tanta responsabilità io non mi sarei fidato del mio giudizio, ma avrei dovuto essere assistito da qualche altra persona autorevole e competente, ma egli mi disse di aver raggiunto la certezza assoluta sulla falsità del caso. E la soluzione era veramente la più melanconica che si potesse pensare, perché non si trattava di una suggestione della bimba, ma di un inganno della stessa.

E per verità, due sono le ipotesi che si possono fare per escludere la verità della apparizione: 1) o la bimba fu suggestionata; 2) ovvero ha ingannato.

Ora la prima ipotesi non si ammette, perché il giudizio unanime dei medici e degli psicologi è che la bambina non è un soggetto suggestionabile, e le spiegazioni che si sono tentate per sostenere tale ipotesi apparvero assolutamente infondate. Dunque non rimane che l'altra tesi, ed è appunto su questa che si è appigliato Don Cortesi: la bambina ha positivamente ingannato e voluto ingannare. Se noi dunque possiamo dimostrare che questa tesi è più assurda della prima, rimarrà approvata la verità delle apparizioni.

Ora, vari sono gli argomenti racimolati dal Cortesi per dimostrare la sua tesi: 1) la bambina è di una furberia singolare. 2) Essa è stata finalmente costretta a confessare la verità a voce e per iscritto, cioè ha dichiarato di non aver visto la Madonna, ha chiesto scusa, ed ha promesso di non dire più bugie. 3) Don Cortesi afferma che, avendo studiato molto la psicologia infantile, ha scoperto che i bambini, immaginando talora fortemente una cosa, non sanno più distinguere la verità dalla immaginazione: così egli spiega come la bimba abbia ingannato.

Tali argomenti sono confutabili:
1) Tutti coloro che hanno trattato con la bambina sono concordi nell'affermare che essa è assolutamente incapace di ingannare. Tra gli altri il valente pittore Galizzi, che avendo dovuto conversare più volte con l'Adelaide, la trovò di tanta sincerità da dover ritenere impossibile ogni inganno volontario. Affermò che la bella pittura che egli eseguì dell'apparizione della Madonna delle Ghiaie, è più opera della bambina che sua. I particolari che essa spiegò e suggerì non si possono spiegare se essa non avesse visto realmente la Madonna; per cui conclude che, qualunque cosa si possa affermare in contrario, egli rimarrà sempre nell'intima e immutabile certezza che la bambina abbia veramente visto la Madonna.

2) L'inganno della bambina è impossibile per ragioni psicologiche evidenti di fatto:
a) la bambina si rendeva insensibile durante le apparizioni; né vale il dire come fa il Cortesi che quei medici che la pungevano non erano dei macellai, perché l’irritabilità può essere maggiore quando lo stimolo provocante è minore;
b) la bambina non si commosse neppure quando fu sparato un colpo di rivoltella alle sue spalle;
c) quando un aeroplano scese a bassa quota destando panico tra tutta la folla, Adelaide rimase insensibile e immobile;
d) se la visione fosse dipesa dalla sua volontà, evidentemente avrebbe potuto averla a suo piacimento, invece essa (la visione) di sovente tardava anche di molto, e specialmente l'ultima volta.

Quindi per sostenere che la bambina ha voluto ingannare, bisogna ammettere che essa possedesse una virtù psicofisica veramente miracolosa, tale che da nessun medico potesse riconoscersi.

3) L'inganno è dimostrato impossibile per ragioni psicofisiche non meno evidenti: infatti se la bambina avesse voluto ingannare, avrebbe dovuto rimuovere quei fatti che avrebbero rese meno credibili le sue affermazioni. Invece essa si comportò in modo da rendere, da autorizzare l'ipotesi che la Madonna non le fosse apparsa. Infatti continuò a dimostrarsi distratta, indevota, capricciosa, e per quanto le si dicesse:
«Come vuoi che si creda che hai visto la Madonna se sei così cattiva?» essa non cambiò mai stile e non si disdisse mai... Questo suo contegno che a prima vista sembra contrario alla verità dell'apparizione, ne costituisce invece una prova vera e sicura.

4) Don Cortesi afferma che la bambina ritrattò ogni cosa a voce e in iscritto. Ora ciò può solo dimostrare lo stato di confusione in cui il C. riuscì a ridurre la bambina, non la falsità delle sue prime affermazioni; di fatto, dopo che il Don Cortesi avendo riferito alla mamma la ritrattazione, essa si recò a trovarla e le disse se ciò era vero; la bambina rispose: "Io ho veramente visto la Madonna; e adesso mi dovrò confessare di averti detto questo, perché il confessore (che è il medesimo Don Cortesi) mi ha proibito di dirlo".

Dunque si tratta di una vera suggestione imposta da Don Cortesi il quale del testo disse a me che se io avessi fatto la domanda, essa mi avrebbe probabilmente risposto che aveva visto veramente la Madonna.

In quanto allo studio che Don Cortesi dice di aver fatto sulla psicologia infantile, esso appare del tutto assurdo, perché il bambino per sé è proprio il tipo della sincerità e della verità, secondo lo stesso Vangelo, quindi lo studio psicologico del Cortesi è contro il Vangelo. Che se in casi eccezionali il bambino può affermare e sostenere una falsità, ciò non può avvenire che per una deformazione della sua coscienza. Difatti il Don Cortesi dice che il bambino, immaginando fortemente, può confondere l'immaginazione con la realtà, il che non è altro che un fenomeno di autosuggestione, cosa che tutti i medici ed il medesimo Don Cortesi nell’Adelaide escludono; ne segue che l'ipotesi di Don Cortesi è falsa e insostenibile.

Rimangono da studiare i metodi seguiti per ottenere la confessione e la ritrattazione della bambina.
1) Feci osservare a Don Cortesi che non sembrava buona cosa che egli prendesse frequentemente in braccio la bambina, se la facesse sedere sulle ginocchia e la sbaciucchiasse in tutti i modi. Egli mi rispose protestando che mai avesse toccato la bambina, se non una volta che le diede un bacio quando gli disse e confessò che non vide la Madonna. Orbene, molte persone serie e coscienziose (sacerdoti, suore…) e perfino la stessa bambina hanno attestato di aver visto il Don Cortesi in quegli atteggiamenti. Dunque egli mentisce negandoli e allora quale valore possono avere le sue attestazioni? Di più egli stesso mi confessò che per ottenere dall’Adelaide la confessione della verità le disse delle falsità, per esempio di sapere ciò che in realtà non sapeva ecc… Bel modo invero di dire la falsità per ottenere la confessione della verità!
Che se, come egli dice, la bambina era tanto furba, come non ci sarà accorta dell’inganno e gli avrà risposto pan per focaccia! In ogni modo i metodi seguiti da Don Cortesi sono errati, indegni di un sacerdote e specie di un delegato vescovile.

Quindi i risultati delle sue indagini sono nulli; si aggiunga che sembra del tutto sconveniente che lo stesso Don Cortesi sia divenuto il confessore dell’Adelaide. Persone serie, poi, attestano che una sera, la bambina invitò Don Cortesi ad andare a letto con lei, al che egli rispose che il letto era troppo piccolo e il discorso proseguì con dei dettagli molto puerili. Ora anche ciò può deporre per l’innocenza e semplicità della bambina.

Contro poi l'ipotesi di Don Cortesi rimane un argomento assai grave. Possiamo ammettere che Dio abbia permesso un movimento così vasto e colossale per confermare una falsità? Don Cortesi afferma che neppure un miracolo è confermato. Orbene, è anzitutto stranissimo che un movimento così vasto, tale da non trovare riscontro in nessuno degli inizi delle più celebri apparizioni della Madonna, si sia verificato senza la base di nessun fatto miracoloso. Sarebbe il caso di ripetere il celebre argomento di S. Agostino: se il mondo si rivolse al cristianesimo senza miracoli, questo è un tale miracolo per sé stesso che ogni altro non vale un centesimo.

Invano Don Cortesi si appella alla psicologia delle folle: chiacchiere, chiacchiere che valgono nulla. A noi consta che medici valenti e coscienziosi hanno dichiarato che se di fronte ai fatti prodigiosi avvenuti alle Ghiaie uno rimane dubbioso, di nessun altro miracolo può essere certo.

Ammesso pure che certi fatti non resistono alla rigorosa indagine medica, non per questo non si devono ritenere di grande valore, poiché di tal natura sono pure la maggior parte dei miracoli avvenuti nei più celebri santuari mariani. Basti dire che a Lourdes stesso, dopo circa un secolo di fatti meravigliosi, una cinquantina appena hanno resistito a tutte le critiche mediche, e furono sanzionati come veramente soprannaturali e prodigiosi!
Si aggiungano quei «fatti» che, se per lo scienziato non hanno valore probativo, hanno però immenso valore dimostrativo per i teologi e per l'uomo di buon senso, e tali sono le stupende conversioni avvenute alle Ghiaie. Si tratta di conversioni numerosissime e veramente straordinarie. Ora le conversioni sono indubbiamente opera di Dio. È dunque impossibile che Dio le abbia operate per confermare delle falsità.

Davanti a questo cumulo di prove ci sembra di poter dire: se noi siamo stati ingannati, dovremo dire che Dio stesso ci ha ingannati.

Stando così le cose, sembra che si possa concludere così:
1) Per il bene morale e spirituale della bambina e per il trionfo della verità, è assolutamente necessario che a Don Cortesi sia tolta ogni ingerenza nella questione. Lo stesso Don Cortesi ammette che le condizioni della bambina sono molto preoccupanti. Quantunque pare che egli non pensi che le responsabilità maggiori gravano sopra di lui. Egli mi disse che fin dall’Agosto scorso… si accorse della falsità della bambina e solo per ragioni di prudenza non ne parlò con chicchessia. Non mancano poi testimoni i quali attestano che egli per molto tempo era convinto della verità dei fatti; pare che si sia lasciato suggestionare da alcuni nemici delle apparizioni. Ad ogni modo egli ha dimostrato e dimostra di non essere coerente a se stesso e neppure di essere normale.
2) Si direbbe essere necessario che l’inchiesta sia affidata ad uomini esperti maturi, ed esperti, specie nelle scienze teologiche; più che degli scienziati qui occorrono
qui occorrono degli uomini di buon senso, dotati di retto spirito di imparzialità e versati nelle scienze dei santi. I criteri scientifici potranno essere seguiti dalle commissioni apposite, in sede apposita. Nel nostro caso, prima di tutto la inchiesta deve essere formata dalle persone e con quei criteri che ho sopra accennato, anche per riparare i danni che l’inesperienza e l’imprudenza di Don Cortesi ha prodotto nella bimba.
3) Intanto pare necessario che per ora non si faccia nessuna pubblica dichiarazione di nessun genere; in simili casi solitamente l'autorità ecclesiastica non si pronuncia se non dopo molti anni. La dilazione non recherà meraviglia né scandalo, ma farà tanto più apprezzare la prudenza dell'autorità stessa.
4) Così si può sperare che la Madonna continui a fare le sue grazie che rendono più evidente il suo intervento.
5) Anzi sarebbe bene promuovere speciali preghiere che la Madonna si degni rivelare sempre più e meglio la sua potente mediazione a favore del popolo cristiano.

Ho detto da principio che la Madonna non ha bisogno delle nostre bugie per difendere il suo onore. Qui però debbo aggiungere che è nostro preciso dovere impedire a tutto potere il disonore e l’affronto che si vuole fare alla nostra Madre Celeste con le bugie che purtroppo si dicono per denigrare i fatti delle Ghiaie di Bonate.
Non si richiede molta scienza nella discrezione degli spiriti per formulare un giudizio sicuro in proposito.
Da parte degli oppositori noi troviamo la bugia, l’inganno, la doppiezza, segni tutti dello spirito cattivo, mentre vediamo che tutte le anime timorate e semplici, quelle che evidentemente sono mosse dallo spirito buono, propendono per la realtà delle apparizioni o per lo meno non si pronunciano in senso contrario, molto meno godono della negazione dei fatti.
È evidente che il solo confronto tra l’uno e l’altro spirito è più che sufficiente per dimostrare da quale parte sia la verità.

Ecco, caro Sig. Prevosto, quanto ho creduto bene esporle per amore della verità e della gloria della Celeste Madre nostra.
Lei faccia di questo mio scritto quell’uso che crede conveniente per il trionfo della verità.
Firmato: Dev.mo Giuseppe Petazzi S. J.


Lei faccia di questo mio scritto quell'uso che crede conveniente per il trionfo della verità. Firmato: dev.mo Giuseppe Petazzi S. J.».

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Il Ballini afferma poi in “Fosca congiura” pag. 121) che P. Petazzi scrisse a Don Vitali una seconda lettera il 9 novembre 1945, e aggiunge: «Di queste due lettere venne inviata copia alla Curia. Io avrei voluto averle, farle stampare e divulgarle, ma Don Vitali, come fece per tanti altri documenti, non me le ha mai cedute. "Finiresti, mi diceva, per tirarmi in qualche guaio e magari compromettere la causa". Solo nel 1950 sono riuscito ad averne copia».

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