Autore:  Padre Cipriano Casella Data documento:  23/12/1951
Titolo:  UBBIDIENTI SI, STUPIDI NO

 UBBIDIENTI SI, STUPIDI NO

Articolo che Padre Cipriano Casella ha inviato il 23/12/1951 al settimanale “Il Nostro tempo” di Torino che lo ha pubblicato il 28/12/1951
------------------------------

La somma prudenza della Chiesa non dà a nessuno il diritto di definire i fatti avvenuti nei 1944 un volgare trucco d'una bambina di appena 6 anni

Una strana impressione si prova leggendo il libro di Ferdinando Cazzamalli sulla Madonna di Bonate e sui noti fatti che hanno richiamato l'attenzione di tutta Italia nell'anno 1944. L'autore, noto psichiatra, è costretto, dall'evidenza dei fatti ad ammettere nella veggente di Bonate almeno uno stato di estasi o di trance di primo grado, ed a riconoscere che, sul luogo delle apparizioni, avvennero guarigioni misteriose che hanno del miracoloso. Finisce però in ultimo per avvalorare la tesi dell'amico Don Cortesi (che egli proclama ripetutamente scienziato coscienzioso) il quale è riuscito a strappare alla veggente una dichiarazione secondo la quale tutto si ridurrebbe ad uno stupido scherzo da bambina.


Scenario suggestivo

Questa abdicazione di uno studioso dalle proprie conclusioni in favore di una tesi altrui lascia molto perplessi, tanto più che i tratti citati da Don Cortesi danno la netta impressione di trovarsi di fronte, più che a un scienziato, ad un abile poliziotto capace, anche senza droghe, in due anni di accorta vigilanza, di strappare una confessione di reità ad una bambina di sette anni.

A nostro giudizio un vero scienziato non si sarebbe preoccupato molto di una ritrattazione. Basta infatti un po' di famigliarità colle scienze psichiche per convincersi che essa non ha alcun valore. Le ritrattazioni, ad esempio, delle celebri medium americane sorelle Fox non meritano, dal punto di vista scientifico, più attenzione delle loro controritrattazioni. Per restare poi nel campo delle visioni, si sa che non è stata data importanza allo strano episodio dei veggenti della Salette che rinnegarono le loro visioni davanti allo stesso Curato d'Ars che li interrogò personalmente. Le loro visioni infatti vennero egualmente ratificate dalla legittima autorità ecclesiastica. Un vero scienziato non si sarebbe nemmeno spaventato delle profezie della bambina non verificatesi o delle visioni suppletorie.

Si sarebbe invece ricordato della norma così sapiente di S. Ignazio di Loiola che consiglia, nell'esame delle comunicazioni mistiche, di stare bene attenti all'inizio – allo svolgimento – alla fine della comunicazione. Avrebbe cercato di distinguere subito ciò che v'era di irrompente, di immediato nell'anima della veggente da quanto affiorava nella sua fantasia per insinuazioni altrui, per lo sgomento della insueta esperienza o addirittura anche per influsso demoniaco.

Se si fosse tenuto questo criterio veramente scientifico stendendo in conformità anche i comunicati diffusi tra il popolo, si sarebbero evitate una infinità di dicerie, pettegolezzi, di fantasie, di equivoci e sarebbe subito apparso chiaramente che il messaggio mariano di Bonate non ha proprio nulla di banale. È anzi un nobilissimo richiamo alla santità della famiglia mentre lascia intravedere essere stati i terribili flagelli della guerra provocati, come quelli di Sodoma e Gomorra, dall'impurità che tenta sommergere perfino il santuario domestico. (I peccati delle mamme!).
Si sarebbe subito notato come questo messaggio era meravigliosamente incorniciato da un ambiente di carattere famigliare. A Bonate appare insieme colla Vergine tutta la S. Famiglia. E non come a Lourdes e a Fatima su uno sfondo roccioso e montano; ma sopra un campicello di frumento intersecato da filari di viti e posto tra due umili casolari. Lontano sull'orizzonte i comignoli delle fabbriche dietro le quali si apre l'immensa pianura lombarda. Paesaggio colonico ed operaio insieme. Che scenario più suggestivo si poteva scegliere per un messaggio diretto alla famiglia cristiana?

Commento prezioso

Con più serietà scientifica si sarebbero scoperte poi, nelle visioni mistiche della piccola Adelaide, elementi di una creatività addirittura incomprensibili in una contadinella seienne, rozza ed ignorante.
L'immagine della Madonna, ad esempio, che stringe fra le mani due colombe colle testoline sporgenti tra le dita congiunte in preghiera e dice: «Ecco, la pace sta nelle mie mani, pregate e l'otterrete» è qualche cosa di così assolutamente nuovo nel campo iconografico e di così stupendamente bello che solo il genio del Beato Angelico avrebbe potuto inventarla.
Anche la visione della S. Famiglia nel tempio, circondata da animali che pregano, con l'episodio del cavallo che scappa e di S. Giuseppe che lo riconduce in chiesa è un gioiello assolutamente nuovo nella letteratura mistica reso più prezioso dal commento della bambina che, obiettata l'impossibilità di pregare per le bestie risponde vivacemente: « Si, pregavano, perché la Madonna ha detto che anche i peccatori devono pregare». Dubitiamo che un teologo per quanto dotto avrebbe saputo dare, così a bruciapelo, una risposta più saggia.

Slancio di fedeli

Dr. Cazzamalli si compiace di parlare a pag. 89 di uragani scoppiati nel cielo psichico della Roncalli, dopo settimane e mesi di incubazione, proprio come si potrebbe parlare di doglie del parto in un genio che sta meditando il suo capolavoro.
Noi invece ci compiacciamo di constatare che questa asserzione è addirittura un fulmine a ciel sereno dopo che lo stesso Cazzamalli, la pagina prima, fece Io scandalizzato per la poca pietà della ragazza, incapace di raccoglimento, distratta perfino durante la funzione della prima Comunione avvenuta proprio nei giorni delle apparizioni.
Strana questa incoerenza in uno psicologo che vuole trarre conclusioni sicure dalla concatenazione logica dei dati sperimentali psichici. Più strana ancora l'asserzione contenuta nella stessa pagina che «le variazioni... nelle visioni de l'Adelaide, in confronto del noto tema di Fatima non è difficile rintracciarle e identificarle nel conglomerato psicosensoriale, inglobato nella coscienza della bambina e assorbito, sia in stato di coscienza vigile, sia di subcosciente dall'ambiente circostante». Noi che conosciamo abbastanza i fenomeni di Fatima, ed abbiamo esaminato l'ambiente famigliare dell'Adelaide (l'iconografia, ad esempio, della Chiesa, delle contrade e delle case da lei frequentate; il folclore fiabesco proprio delle Ghiaie; la novellistica tradizionale delle maestre di scuola e delle insegnanti di Catechismo; le impressioni lasciate dalle più recenti missioni in paese, ecc.), non abbiamo trovato assolutamente nulla che possa aver dato lo spunto alle creazioni sopra accennate. Saremo molto grati al dr. Cazzamalli, lui che trova la cosa così facile, se vorrà indicarci dati precisi.
In attesa aggiungiamo che uno studio dei fenomeni veramente scientifico avrebbe tenuto molto più conto anche delle numerose guarigioni, di aspetto miracoloso (noi ne abbiamo controllati personalmente cinque e tutti impressionanti in un solo giorno precisamente il 22 giugno 1944 a un mese di distanza dalle apparizioni, un giorno feriale in cui non c'era delirio di folla o clima da autosuggestione, ma piccoli gruppi in preghiera calma e serena) ed anche dei fenomeni solari, controllati da testi qualificati che hanno notato lo straordinario avvenimento a centinaia di chilometri di distanza ed appresero solo dai giornali, il giorno dopo, la loro connessione coi fenomeni di Bonate.
Un'ultima riflessione: nell'ora più tragica della Patria abbiamo vissuta l'onda meravigliosa di speranza partita da Bonate, lo slancio incontenibile di preghiera alla Vergine che sollevò i cuori e certamente accelerò la fine delle nostre sventure; abbiamo parlato con cardinali e vescovi, con persone in concetto di santità, con folle di credenti: tutti ringraziavano commossi la Vergine per questo sprazzo di luce in mezzo alle nostre tenebre, mano tesa dal Cielo per la ricostruzione della famiglia cristiana orrendamente disintegrata dalla guerra; abbiamo assistito al delirio festoso dei paesi al ritorno dei loro miracolati (quello di Piovene ad es. per la guarigione del cieco di guerra Zordan nel luglio del 1944); abbiamo visto rifiorire la fede in molti cuori che l'avevano perduta. Ora ci si vuol mandare la patente di idioti con la dichiarazione che tutto è stato provocato da un brutto scherzo di bambina.
Naturalmente noi la respingiamo al mittente con la chiosa che, secondo noi, scherzo brutto invece è la pretesa di gabellare come scientifica tale conclusione.
La nota poi a pag. 98 con la dichiarazione fatta così, senza alcuna documentazione, che il giudizio su Bonate vale anche per le apparizioni di Staffora, di Bolzano, di Ceggia, di Tre Fontane, di Herosbach, fa venire in mente quel vecchio medico di campagna che prescriveva le medicine in base al semplice grado di temperatura segnato dal termometro, senza preoccupazioni della natura della febbre.
Noi chiniamo volentieri la fronte dinnanzi all'Autorità Ecclesiastica quando ci dice che, nei fenomeni di Bonate non rifulge talmente il soprannaturale da poter innestare sopra di essi ufficialmente un culto pubblico. È nel suo pieno diritto di farlo e può essere indizio di somma prudenza. Ma altro è asserire questo, altro voler ridurre tutto ad un volgare trucco infantile.
In conclusione: ubbidienti sì, stupidi no.
Padre Cipriano Casella S. I.

------------------------------
Fonte: Settimanale”Il Nostro tempo” di Torino, 28 dicembre 1951
Archivio manoscritti Cardinale Gustavo Testa – Biblioteca Angelo Mai, Bergamo

Sito web:  - E-mail:  -
Allegato   Data inserimento:  23/12/1951