Autore:  Don G. Piccardi Data documento:  20/01/1960
Titolo:  Mons. G. Piccardi a Mons. Battaglia

 LETTERA DI DON GIUSEPPE PICCARDI A MONS. GIUSEPPE BATTAGLIA

Bergamo, 20 gennaio 1960

Eccellenza Ill.ima e Rev.ima,
permetta che con una improntitudine più unica, che rara, io venga ancora con questo scritto.
Non Le nego che mi costa ed ho il dovere di pensare che possa creare una ripulsione istintiva anche nel Suo animo.
Infatti per quello che successe in occasione della Sua ultima lettera a me indirizzata nella primavera del 1954, non dovrei più farmi vivo, sapendo le noie che dovettero derivare anche a V.E.
Siccome però quella relativa pubblicità avvenne contro, non solo la mia volontà, ma la mia stessa previsione, come allora Le dissi nell’ultima mia, prendo ancora il coraggio a due mani, e Le scrivo ancora, perché so a Chi scrivo.
I meriti Suoi e la Sua superiorità non possono essere certo diminuiti dalla mia imprudenza, o da giudizi forse affrettati di alcuni. Comunque, per togliere a V.E. la tentazione di cestinare anche prima di leggere, la presente, ed a me il timore di non scriverLe con quella rispettosa devozione e filiale confidenza che sempre ho avuto con Lei, resti di comune accordo che la presente non ha nessun diritto, nemmeno ad un anno, di ricevuta.
Sotto questo aspetto, la ritengo come non scritta, però lasci che La supplichi con tutto il cuore a volerla considerare con quella benignità con cui ha sempre considerato anche le mie precedenti.

Il motivo di questa, V.E. l’ha intuito: la causa della nostra Madonna di Ghiaie: di quella Madonna che dal 44 è mio amore e mio tormento, è mia gioia e mia angoscia.
Ma più che della mia trascurabile persona, è di tante tante altre di ogni età, stato, condizione, che si tratta. Quante anime credono e ne hanno palesi e miracolose conferme! Quante pregano con una fiducia e perseveranza che intenerirebbe le pietre! Quante amano e soffrono con un martirio prolungato, silenzioso ed eroico! Quante sono fiduciose che la Madonna non dovrà a tardar molto il Suo trionfo!
Quante SS. Messe – sono migliaia e migliaia – che umili e distinti fedeli fanno celebrare per questo Suo trionfo! Ho conosciuto anime belle che hanno offerto la loro vita a questo scopo e ne ho visto morire, anche in giovane età, contente di essere ammalate per la causa della Madonna.
Conosco anime pure e generose, letteralmente perseguitate per questa causa e che sono disposte a morire in questo schianto della loro vita, purché Maria nella nostra terra trionfi.
Possibile – se si può parlare fuori della volontà di Dio che tutto permette – possibile che una giustificazione a tutte queste anime, che credono, sperano, amano nell’umile sottomissione alla legittima autorità – quale fatto clamoroso hanno esse provocato in 15 anni? – non possa essere data, né promessa e persino non si permetta loro di chiederla con tutto il rispetto e tutta la devozione?
Come fa loro pena questa muraglia insormontabile ed il senso quasi di disprezzo alla loro credenza pia e di diniego assoluto alla loro speranza che non si rassegna a morire!

Ma più che per le persone è per la Madonna che si soffre; per la Madonna così negata cinicamente, così ripudiata nelle Sue grazie con cui era venuta, così disprezzata nell’attuale e tragico messaggio per lo sfacelo della famiglia cristiana ed umana.
E questo proprio in terra Bergamasca, che la Madonna aveva preferito a tante altre, onorando in tal modo le famiglie bergamasche! in terra Bergamasca che pur si gloria di una secolare devozione a Maria! e che in questa apparizione avrebbe avuto una gloria Mariana che, oltre ad essere une bella corona a tanta tradizione mariana, l’avrebbe lanciata ancora più in un rinnovato e ardente amore per Maria.
Manca poi che nell’apparizione ci fosse un legame tra Bergamo e Roma, con quello strascico del mantello di Maria, «il quale arrivava fino a Roma». Questo avveniva il 28 - 5 - 44 otto giorni prima che Roma fosse liberata dai Tedeschi – e rimase intatta –
Poi nel 28 - 10 - 58 avemmo il Papa bergamasco. Quale legame tra Bergamo e Roma!
Ora bisognerebbe che questo legame acquistasse un significato nuovo e definitivo: il trionfo della Madonna di Ghiaie per mezzo del nostro Papa!
Ed è proprio per questo che io oso scrivere a V. E.
Quanto ho scritto sopra Ella me lo perdoni, come uno sfogo del mio animo. Ne sentivo come un profondo bisogno.
Venendo perciò al concreto, oso dire che forse la Divina Provvidenza stessa ci offre questa via meravigliosa per il riconoscimento della tanto amata apparizione.
So che da P. Raschi Ella ha ricevuto quell’ultimo studio su Bonate e da lui ho pure saputo che Ella non è contraria a tentare il tentabile. Stia tranquilla, Eccellenza, che io ne parlo nemmeno all’aria-
Sapendo gli ottimi rapporti che Ella ha col nostro Santo Padre, mi pare che la Madonna voglia servirsi proprio di Lei a questo scopo.
Coraggio, Eccellenza! Coraggio! Io prego già a Questo scopo e celebro SS. Messe. – Nel fervore poi del momento, oserei dire – insipiens dico – che si affianchi, se crede utile, anche di Mons. Bignamini di Ancona e di Mons. Benedetti di Lodi che sanno – e quanto! – della causa. Un gruppetto di Vescovi – anche umanamente parlando – e Bergamaschi (Mons. Bignamini lo è quasi di adozione) farebbe pur colpo sul S. Padre.
Se poi ci fosse anche qualche Cardinale… Ho sentito che il Card. Testa fosse favorevole…
Se non fanno loro che possono, non lo fa certo il parroco del Carmine, che già squalificato per tanti motivi, lo è stato definitivamente, proprio per questa povera Madonna.
Ben accordatisi tra loro Vescovi, hanno motivi anche per umiliare al Papa la loro domanda di revisione dei processi della apparizione, e di giustificare il loro intervento. I motivi sono di per sé più che mai eloquenti:
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1) il desiderio del defunto Mons. Bernareggi di umiliare al S. Padre il decreto ch’egli aveva emanato in merito alle apparizioni di Ghiaie; desiderio che egli voleva fosse inserito nel suo testamento spirituale e venisse pubblicato; ma desiderio che non solo non venne eseguito per la prima parte, ma nemmeno nella seconda.
Infatti gli esecutori testamentari omisero volutamente questo punto, mentre non omisero quanto lo precedeva e lo seguiva, accontentandosi di mettere al suo posto dei semplici puntini…; come si può vedere nell’Eco del 24 Giugno 1953.
Di quanto affermo ho piena coscienza, perché l’originale io lo vidi pochi giorni prima della morte del Vescovo. E poi c’è ancora Mons. Federico Berta che può testificare. Alle mie rimostranze con lui perché non si era pubblicato quanto il Vescovo aveva voluto venisse «inserito e pubblicato nel suo testamento spirituale» egli mi disse con dispiacere che la responsabilità se la prendevano gli esecutori.
Segno dunque che sapevano che era una cosa seria quella omissione e che temevano molto dalla sua pubblicazione. Diversamente l’avrebbero resa noto, come era loro dovere.
Se allora la volontà non fu eseguita, credo che sia doveroso che il S. Padre sappia almeno quello che con imperdonabile incoscienza non si è voluto fare.
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2) l’attuale nostro Vescovo pressato da parecchi e in varie maniere, di rivedere la causa, si è sempre mostrato negativo ed in forma, oserei dire, ostile. Ha dimostrato di favorire di più i nemici delle apparizioni – e li ha realmente favoriti – che non quelli che credevano.
Il sottoscritto e lo stesso parroco di Ghiaie ed altri potrebbero attestarlo. Ma su ciò non val la pena di soffermarsi.
Piuttosto ultimamente il nostro Vescovo, in occasione della visita pastorale alle Ghiaie ebbe a dire al Parroco, cose che lasciano il campo libero. Pressato dallo stesso Parroco a voler rivedere i processi della causa, poiché i fedeli accorrono sempre numerosi su quel luogo e dichiarano di ottenere grazie dalla Madonna, il Vescovo disse quello che oramai tutti sanno e cioè che egli non se la sente di rivedere una simile causa «Bisognerebbe che il Papa intervenisse. E Papa, commentava, è bergamasco, è Roncalli, come la fanciulla che vede la Madonna. Se fa Lui, nessuno può obiettare».
Dunque, vede Eccellenza, che proprio l’intervento del Papa è sospirato e se il Papa intervenisse, la cosa andrebbe.
Anche di questo secondo punto dò la mia assicurazione in conformità a scienza e coscienza, perché me ne ha minutamente informato il parroco di Ghiaie, il quale pure sa che, all’occasione, avrei informato Vostra Eccellenza.
Non so se potremmo avere un momento più favorevole, ed una via più libera per presentare o far presentare la cosa al S. Padre.
Lei non ha certo bisogno dei miei consigli, Le ho riferito queste cose nella speranza che possano avere un aspetto di utilità.
Ed ora, Eccellenza, finisco proprio.
Sento però il dovere di chiederle mille scuse per averla importunata e averle tolto tempo così prezioso per il Suo grave ministero. Ma se questo tempo rubato, può servire ad una causa tanto bella, la Madonna La saprà ricompensare.
La lettera sarà dunque senza risposta, ma ciò non mi impedisce di pensare a quanto Ella farà per la causa che ci sta tanto a cuore. Anche se altri non sanno di questa mia, può tuttavia sentire in essa il palpito di quanti amano questa dolorosa storia di una Madre che figli non vogliono riconoscere.

Io mi sento sollevato come dal peso di un impegno, e difatti è proprio così, perché l’ho messo su spalle e su un cuore, che davanti a Gesù e Maria ed al S. Padre, possono tanto, perché valgono tanto.
Gradisca i miei umili ossequi e l’attestazione di una devozione che non diminuisce mai.

Don Giuseppe Piccardi
Parroco del Carmine
Bg

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VARI PRO MEMORIA DI DON GIUSEPPE PICCARDI

Bergamo 4 Dic. 59

Ieri 3 Dic. fu da me il Parroco delle Ghiaie, Don Italo Ducci, che mi riferì della visita pastorale di Mons. Vescovo, alla sua Parrocchia avvenuta il sabato 27 Novembre u. s.
Mi parlò soprattutto su ciò che si riferisce alla Apparizione. I punti più salienti sono i seguenti:

1) Il Vescovo volle andare alla Cappella delle apparizioni, ornata di fiori bianchi e di lumini. Entrò nella stessa Cappella, chiese informazioni al Parroco in merito alla Cappella stessa (che riconobbe da ripararsi per il tutto) l’altare, il Crocifisso.
Entrò anche nel retro, ove ci sono le grazie ricevute e ricordi di guarigioni ottenute. Recitò anche un Pater, Ave e Gloria coll’Adoremus te Coriste, insieme col gruppetto di fedeli che erano accorsi.

2) Il Prevosto gli chiese se non fosse il caso di rivedere il processo. Il Vescovo disse che avendo trovato, alla sua venuta a Bergamo, le cose così, non aveva motivo di rivedere. Troppo persone serie hanno studiato la cosa e si sono pronunciate: ci sarebbe forse da far riserve su Don Cortesi.

3) “L’unico che può fare è il Papa” Questi non gli ha mai detto nulla e il Vescovo non ha creduto bene parlargliene. Il Papa potrebbe, tanto più che anche la veggente si chiama Roncalli.

4) Il Vescovo ha parlato anche coi dirigenti dell’A. C. e, lodandoli della disciplina tenuta in questi anni in ordine ai decreti Vescovili sulle apparizioni, finiva però di convenire che l’Apparizione di qui ad una bambina di sette anni era molto diversa da tante altre di questi tempi e si presentava con motivi di una certa attendibilità.

Concl. del Parroco
a) Il Vescovo sente sul cuore e sullo stomaco quest’Apparizione
b) Vorrebbe trovare una via per vederci chiaro, senza offendere
c) Soprattutto accetterebbe la revisione dei processi, se l’iniziativa partisse dal Papa

Concl. mie
I due Vescovi di Bergamo interessati all’apparizione, lasciano il campo libero
a) Mons. Bernareggi collo scritto in cui sottopone il suo giudizio a quello del Papa
b) L’attuale Vescovo al parroco di Ghiaie dice, in visita pastorale, che il Papa potrebbe fare…

Dunque si informi il Papa che il terreno è libero.

Firmato: Don Giuseppe Piccardi



PRO MEMORIA

Nei confronti della postilla testamentaria di Mons. Vescovo Bernareggi ora in Curia cercano di minimizzare l’omissione, dicendo che erano biglietti staccati, però testualmente c’era che doveva essere inserita e pubblicata. Nel medesimo foglietto, il Vescovo proclamava la Sua Fede solenne nella verità dell’Assunta, e questa parte fu pubblicata, il resto che riguardava l’Apparizione di Ghiaie venne omessa e sostituita con puntini…, togliendo anche al Vescovo la possibilità di una riabilitazione. (Mons. Bramini, parroco della Cattedrale di Lodi ha le parole autentiche riferentisi alle Ghiaie)

Nei sudditi vi è un senso di paura, e di timore dell’Autorità di urtare i viventi in Curia che hanno lavorato per la condanna. Il Vescovo non osa contraddire il decreto di Mons. Bernareggi e dice di non averne il coraggio. Il Parroco di Ghiaie è ammalato di paura, non riesce a tentare le vie ragionevoli pur essendo invitato e pressato.

Moltissimi Sacerdoti e Religiose, anche di coloro che prima erano indifferenti o ostili, sono ora pieni di Fede nella verità dell’Apparizione e sarebbero disposti a firmare eventuali petizioni, ma non osano. Firme ve ne sono già. A queste se ne aggiungerebbero altre anche fuori Diocesi.
Si desidererebbe ottenere in un primo tempo:
1) la libertà per tutti indistintamente di andare a pregare alle Ghiaie;
2) il permesso ai Sacerdoti di celebrare la Messa al tempio e nella Parrocchia delle Ghiaie poiché l’attuale Vescovo nel 1954 ha dato proibizione scritta per qualunque Sacerdote di celebrare nella Chiesa parrocchiale nel timore che potesse essere in riferimento alla Madonna delle Ghiaie. La proibizione è stata eseguita con i metodi i più draconiani (es. Sacerdote venuto da oltre Trento e Don Paolo de Töt);
3) che si rimettano gli ex-voto e ringraziamenti nel tempio, sequestrati e rimossi, deposti in un bugigattolo, e l’immagine della Madonna che fu fatta portar via d’Autorità (Sacra famiglia) e la statua della Madonna di Lourdes donata da una Suora di Sra di Monza, graziata due anni fa.
Per la Storia delle Sacramentine S. Ecc. Mons. Benedetti, Vescovo di Lodi potrà fornire ampi particolari.

Nel 1959 due Sacerdoti del Santo Uffizio, di cui un Domenicano, andarono da Adelaide per interrogarla, soffermandosi sul punto del diniego fatto . Adel rispose come nel testo. Essi hanno detto che la causa starebbe molto a cuore al Santo Padre.

Sua Ecc. desiderebbe forse vedere Adelaide? Qualunque chiarimento o spiegazione Gliela daremo.

Per d. Cortesi vedere l’allegato.

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Archivio Biblioteca A. Mai - Bergamo - Archivio Manoscritti (Cardinal Testa)

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Allegato   Data inserimento:  20/01/1960