Autore:  Bramini - Della Cioppa - Vari Data documento:  03/06/1947
Titolo:  Era giuridicamente incapace di giurare e di deporre

 ERA GIURIDICAMENTE INCAPACE DI GIURARE E DI DEPORRE

Prima del processo, mons. Bramini, avvocato difensore di Adelaide, volle sentire il parere di mons. Giovanni della Cioppa, avvocato della Sacra Congregazione dei Riti a Roma. Il parere dell'Avvocato dei Riti fu inviato da mons. Bramini a Bergamo, con lettera in duplice copia, una diretta al Vescovo e un'altra diretta al Tribunale Ecclesiastico, in data 3 giugno 1947.

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Ecco alcuni stralci significativi di quella lettera:

"1) Egli (cioè mons. Della Cioppa) ritiene che fu un grosso errore inquisire la bambina, sia quando lo fece Don Cortesi, sia ora che lo fa il Tribunale. Per la sua età la piccola non è capace né moralmente, né giuridicamente di giurare e di deporre. Essa va lasciata in pace nel modo più assoluto.

2) Egli afferma che né la precedente negazione, né la riaffermazione, né
la nuova recentissima negazione hanno valore alcuno, e non debbono sorprendere affatto. Si sono verificati fatti consimili anche nella vita di Santi favoriti di rivelazioni indubbiamente autentiche, come per es. la Labouré per le rivelazioni della Medaglia Miracolosa.

3) È suo avviso che tutta la documentazione riguardante i fatti e la bambina debba essere archiviata per l'avvenire.

4) Le indagini da esperirsi invece debbono rivolgersi ora esclusivamente al complesso presumibilmente miracoloso collegato con i fatti di Ghiaie (guarigioni, fenomeni solari, ecc.) intorno al quale si deve fare l'esame scientifico e canonico in modo semplice e lineare dall'attuale Tribunale, ritenendo egli che l'attuale organizzazione delle indagini sia troppo complicata e superflua.

5) Basterà per es. che tra le guarigioni si riscontri qualche caso od anche uno solo veramente miracoloso, per ritenere che effettivamente nel Maggio 1944 a Ghiaie è avvenuta una manifestazione di ordine e carattere soprannaturale, senza che vi sia né la necessità né l'urgenza di precisarne i termini e la portata. Il tempo dirà tutto.

6) I fatti eventuali miracolosi potranno essere pubblicati nei loro termini precisi sopra un Bollettino allo scopo di incoraggiare la devozione alla Madonna, senza fare pronunciamenti ufficiali. Contemporaneamente si dovranno tacitamente lasciar cadere le disposizioni proibitive circa le manifestazioni di devozione sul luogo delle apparizioni, lasciando, sotto opportuna vigilanza, libero campo alla pietà del popolo, e collocando nella Cappella ivi eretta una immagine della Madonna, che potrebbe essere quella del Galizzi. Il resto lo farà la Madonna stessa.

7) Concludendo: il parere di mons. Della Cioppa è che si sospenda subito ogni attività circa l'esame dei fatti e della bambina, mettendosi invece subito al lavoro per l'esame del complesso miracoloso come si è detto sopra.
Ritiene che sia doveroso far tacere qualsiasi oppositore autorevole
Delle apparizioni."

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Questo parere suscitò lo sdegno e l'ira degli "autosufficienti teologi della provincia" e del notaio del Tribunale, mons. Magoni, che rimproverò ufficialmente mons. Bramini accusandolo di aver messo al corrente di tutto un estraneo che non aveva nessuna missione né ufficiale né ufficiosa di inquisire intorno ai fatti di Ghiaie...

Domenico Argentieri, autore del libro tanto discusso "La fonte sigillata", edito nel 1955, afferma, tra l'altro che il Tribunale Ecclesiastico di Bergamo non poteva accettare i saggi consigli del Prelato Romano avendo già adottato una strana teoria - che non aveva avuto esempi e non avrà imitatori - secondo la quale un miracolo sul luogo delle apparizioni, anche se avvenuto durante le apparizioni stesse, non prova minimamente l'autenticità delle apparizioni: la teoria del miracolo "premio alla fede".

La Curia di Bergamo, purtroppo, non seguì la linea consigliata da mons. Della Coppa a mons. Bramini. La bambina fu inquisita, tormentata e, al processo, fu interrogata da sola, contravvenendo alle più elementari norme del diritto canonico e in particolare all'articolo 1648. Un fatto vergognoso e gravissimo per la Chiesa, perché Adelaide, per la sua età non era capace né moralmente, né giuridicamente di giurare e di deporre da sola.

QUESTA GRAVE IRREGOLARITÀ INVALIDA COMPLETAMENTE TUTTO IL PROCESSO.

Purtroppo, l'imponente dossier delle centinaia di guarigioni, di cui un'ottantina, minuziosamente documentate, dietro consiglio del card. Ottaviani, non fu mai preso in considerazione, come furono totalmente ignorati i numerosi fenomeni solari, verificatisi durante quelle apparizioni.

Se a Fatima, un solo fenomeno solare visto da 70.000 persone stipate in un campo e limitato a quella zona, fu sufficiente per convincere le autorità ecclesiastiche, a Ghiaie di Bonate non furono bastanti cinque fenomeni solari accaduti in cinque giorni diversi davanti a milioni di pellegrini per convincere la Curia di Bergamo della straordinarietà e soprannaturalità dell'evento, anzi si osò persino comandare alla Madonna di non apparire più.

Eppure sarebbe bastato leggere ed esaminare attentamente le centinaia di testimonianze documentate, i diari dei sacerdoti di Ghiaie, le dichiarazioni dei medici presenti sul luogo delle apparizioni per rendersi conto della grandiosità e della portata di quegli eventi perché le guarigioni fisiche e spirituali avvenute a Ghiaie durante e dopo le apparizioni, rappresentano un complesso miracoloso di grandi dimensioni perché mai, in breve tempo, vi furono così tante guarigioni, durante le apparizioni della Madonna.
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Mons. Bramini, che aveva pienamente il diritto, come avvocato difensore di Adelaide, di consultare esperti in materia, fu ufficialmente rimproverato dal notaio del Tribunale Ecclesiastico mons. Magoni per aver chiesto un parere a mons. Giovanni Della Cioppa, Avvocato della Sacra Congregazione dei Riti a Roma.

Se ne guardò bene però, mons. Magoni, di rimproverare don Luigi Cortesi, inquisitore, che aveva, proprio lui, divulgato ad amici e conoscenti, prima del processo, fotografie del biglietto con la ritrattazione estorta ad Adelaide e copie dei suoi scritti contro le Apparizioni, stampati senza imprimatur e pagati con i soldi dei pellegrini.
Si sa ora con certezza che, dal 1944 al 1947, don Cortesi prelevò, in più riprese, a Ghiaie, Lire 198.963 (ingente somma per quei tempi) di cui Lire 65.878 con la causale: "Alla Soc. S.E.S.A. per stampe".

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Fonti:
- Archivio Domenico Argentieri.
- Archivio Ermenegilda Poli.
- Archivi privati.


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Allegato   Data inserimento:  03/06/1947