Autore:  Don Felice Murachelli Data documento:  31/05/1944
Titolo:  I fatti del 30 e 31 maggio 1944 dal diario di Don Felice

 I FATTI DEL 30 E 31 MAGGIO 1944 DAL DIARIO DI DON FELICE

Dal diario di Don Felice Murachelli


30 MAGGIO 1944

Parto da Corzano di buon mattino, diretto a Bergamo. Il treno proveniente da Brescia è stipatissimo di gente che s'è accovacciata persino sui tetti delle carrozze e negli angoli della locomotiva che procede con lentezza e sbuffando. Vi giunge con due ore di ritardo! Si entra nella stazione di Bergamo al canto solenne e maestoso di «Mira il tuo popolo». Milizie tedesche e repubblicane osservano con aria di meraviglia. Coi compagno di esilio mi reco dalle RR. Suore Orsoline di Via Masone per poter vedere e parlare con l'Adelaide Roncalli; ma c'è la proibizione dell'A.E. Ci vuole il permesso di Don Cortesi, Delegato Vescovile. Con il tram mi reco tosto a Ponte S. Pietro e da qui alle Ghiaie.

Giungo al Torchio verso le ore 15 mentre il sole dardeggia su quella distesa di campi in riva al Brembo. La marea di gente è oltremodo impressionante e mi fa quasi paura. Si calcola che vi siano presenti 100.000 persone. Nel frattempo giungono a frotte gli ammalati, chi a piedi, chi portati in braccio, e sopra le lettighe. Mio Dio quante miserie! Coadiuvo nella sistemazione degli ammalati nello steccato, perché il servizio logistico che funziona a Lourdes qui ancora non è conosciuto.

Nel frattempo sono chiamato d'urgenza presso un'ammalata che sembra stia per spirare; traccio d'urgenza l'assoluzione sacramentale, ma tosto rinviene e vuol rimanere: Fides intrepida!...

Intanto il Rev. D. Rodondi, Vicario For. di Malonno (Brescia) recita ad alta voce il S. Rosario a cui risponde la folla e poi si cantano le «Litanie». Alle 18 s'ode il rombo d'un motore e la folla comincia ad agitarsi per vedere. Giunge l'automobile scortata da un picchetto di militi della G.N.R. su cui si scorge la bimba fortunata. Gli occhi di tutti si fissano su di lei. È vestita di bianco con un mazzo di fiori in braccio.

Al suo apparire il sole, sì il sole, che per tre ore ha dardeggiato sulla mia povera testa e m'ha immerso in un bagno di sudore, comincia ad eclissarsi: un disco opaco di un verde cupo lo copre interamente e comincia a roteare vorticosamente, mentre i colori dell'iride si riproducono nell'atmosfera, sulle abetaie del vivaio vicino, sul frumento e sul viso degli astanti. Istintivamente una forte commozione invade il mio animo e grido ad alta voce senza alcun rispetto umano: «Guardate il sole! Guardare il sole! ... » La mia voce è tosto soffocata da un'altra voce ancora più forte: Miracolo! Miracolo! Che avviene? Un'ammalata di spondilite tutta sorridente grida: sono guarita! Un'altra povera giovane, paralizzata agli arti inferiori e alla mano destra a un certo punto alza e muove la mano e mostra a tutti le stampelle che più non le occorrono. Un fremito invade il mio animo in quell'atmosfera satura di soprannaturale, una forza misteriosa mi spinge più che mai vicino al luogo dove la bimba, occultata dalla folla che prega, recita il S. Rosario. Fra gomitate e spintoni riesco finalmente ad avvicinarmi all'automobile; riesco ad arrampicarmi su uno dei parafanghi dove posso scorgere la bambina alla distanza di pochi metri. Un signore di Bergamo a cui preme la lucentezza dell'auto mi fa quasi un rimprovero. «Ma reverendo, cosa fa? Mi sciupa l'automobile! ... » Lo debbo accontentare e scendo. E la dolce visione scompare sotto i miei occhi. Il Vicario di Malonno, più fortunato di me, da quell'altra specola improvvisata, dove sta recitando il S. Rosario, può seguire le varie fasi dell'estasi: «La Bimba --egli dice - è in piedi su una pietra con un bel mazzo di fiori bianchi tra le braccia e la corona del S. Rosario in mano, devota, seria, immobile. A un tratto fissa l'occhio poi lo abbassa come se fosse offeso da troppa luce, per rialzarlo subito. E come una statua. Un medico la punge con uno spillo: un altro le fa iniezioni dolorose; un milite re pubblicano spara alle spalle della bimba vari colpi di mitra a salve, ma la bimba non dà segni di avvertire tali cose. Vicino alla bimba sta un sacerdote delegato del Vescovo di Bergamo, un Commissario di P.S. e un gruppo di medici e professori. Nella bimba nulla di straordinario, anzi grande naturalezza, serietà, compostezza».

Verso le ore sette un rombo di motore a bassa quota fa fremere la folla. Si sente qualche parola: bomba! mitraglia! e la gente preme tanto che un milite è costretto a sparare alcuni colpi di pistola a salve per acquietarla. Ebbene, anche in mezzo a tutto quel frastuono neppure una contrazione o un movimento di pupille nella bimba. Alle sette e quattro la bimba ritornava normale. In complesso per 14 minuti, dalle sette meno dieci alle sette e quattro, la bimba rimase assorta, estranea dalla folla e da tutto…

Fra il fragore di battimani e l'ammirazione generale ella viene portata sull'automobile. La folla vorrebbe toccarla farle toccare oggetti di ricordo; allora viene levata in alto mentre lascia cadere sui vicini il mazzo di fiori, proprio a poca distanza da me: ne raccolgo alcuni come memoria di quella sera indimenticabile. Posta sulla, macchina, il motore tosto di muove, e si dirige verso le Ghiaie. Nel ritorno verso Ponte S. Pietro assisto a un duplice spettacolo: una fiumana di popolo ha lasciato le Ghiaie e un'altra ha già cominciato a giungervi per l'indomani. Circa 100.000 persone pare che in quella notte afosa di maggio abbiano bivaccato all'aperto.

Alla sera c'incontriamo con un sacerdote di Ponte S. Pietro ed un giovane dell'Oratorio S. Giovanni Bosco. Quest'ultimo ci riferisce preziosi particolari sui fatti avvenuti in precedenza. Veramente la stampa italiana in questi giorni ne parla diffusamente. Il sacerdote parla piuttosto dei miracoli morali: «Voi avete visto i miracoli fisici già al Torchio, noi vediamo i miracoli morali nei confessionali!». Veramente la conversione d'un peccatore vale di più che la risurrezione d'un morto, dice S. Ambrogio.

31 MAGGIO 1944

Il pianto d'una bimba. Durante la notte dal 30 al 31 maggio continua ininterrotto l'afflusso dei pellegrini verso la solitaria campagna delle Ghiaie di Bonate. Ben novemila sono venuti dal Piemonte e in maggioranza a piedi perché non sono loro stati concessi treni speciali. Ho pure notato persone venute dalle parti dei Brennero nei caratteristici costumi dell'Alto Adige; donne con vesti lunghe quasi a strascico tutte pieghettate che facevano stridente contrasto con quella caterva di sgonnellate e di sbracciate che non avevano arrossito di profanare quel luogo santificato da tante preghiere e da tanti dolori! Alle 12 mi trovo al Torchio dove continua l'afflusso dei pellegrini; chi a piedi, chi con carri, automezzi e biciclette; e nonostante il trambusto neppure il minimo incidente e la minima disgrazia!

... Nel frattempo giungono ammalati dì tutte le età, categorie e malattie; si calcolano 2.000 circa. Alle 18 la folla, che ha atteso per ore ed ore sotto il sole cocente di quel meriggio di maggio, presenta uno spettacolo imponente. la morena circostante, che sovrasta il canale d'acqua, sembra divenuta un grande fronte di guerra; i grappoli umani spiccano multicolori, mentre fa di sfondo il sole sfolgorante di luce. Si calcolano un 400.000 persone!

Portata sulle braccia del Commissario di P.S. giunge finalmente la fortunata bambina. Un brivido corre tra la folla che ondeggia e si comprime. Osservo il sole e per qualche minuto si ripete lo strano fenomeno del giorno precedente. La bimba con un vestitino a quadretti viene levata in alto dal Commissario di P.S. Con un volto serio e col ditino sulle labbra ella impone il silenzio a quel mare di teste tumultuante. Saluta stendendo e chiudendo ripetutamente la sua manina e poi leva in alto più che può la corona del S. Rosario. Ho letto sul volto della bimba in quel gesto un accorato appello alla preghiera ed ho intravisto in quel sacro oggetto un pegno di salvezza per questo povero mondo, riarso in un incendio di odio e di incredulità. Quella scena indimenticabile ha cancellato dalla mia memoria un'altra scena disgustosa quasi truce osservata anni or sono sopra un settimanale, ove una bimba dell'età dell'Adelaide tendeva essa il braccio col pugno chiuso mentr'era sorretta in alto da genitori della Spagna rossa.

In quel pugno chiuso ho scorto il ciclone dell'odio disgregatore dei popoli, mentre nella manina della bimba del Torchio, che stringe ed innalza il Rosario più alto che può, l'invito pressante di Dio alla traviata umanità perché torni «a chi volentier perdona». Oh se il nostro secolo comprendesse la lezione di questa bimba! ...

La folla obbediente all'invito della bimba risponde all'unisono al S. Rosario che viene tosto recitato. Verso la fine la bimba salta quasi inconsciamente dei grani, accusa un forte e persistente mal di ventre. Poverina! Viene adagiata in grembo alla cugina e tosto s'aggrappa singhiozzando al suo collo. Soffre assai assai! I medici cercano le varie cause di quel disturbo. «Forse quel gelato che le abbiamo dato prima di partire?» dice uno. La folla invece interpreta il dolore della bimba in un senso quasi mistico; cioè che la bimba abbia voluto raccogliere in se tutti i dolori degli ammalati per offrirli alla Madonna.

Un tenentino spiritoso invece con aria canzonatoria esclama: «Questa volta fa fiasco anche il Vaticano! ... » sortita che vale un Perù direbbero i nostri vecchi. …Ma non sono ancora terminati i commenti, che dalla folla parte una voce: «Miracolo! Miracolo!». Un fremito, un'ondata di commozione invade la folla. Tutti vorrebbero constatare. Poco distante un urlo seguito da uno scroscio d'applausi. Miracolo! I medici stessi sono costretti a verificare coi propri occhi quanto succede. Intanto la bimba con flebile voce dice: Pregate! Pregate! ... ed ecco che il prof. Cazzamali di Como intona ad alta voce il S. Rosario a cui fa eco l'assemblea dei medici, compreso lo spiritoso tenentino «del Vaticano». Nel frattempo volteggiano a bassa quota i caccia che stordiscono la folla coll'assordante rumore dei motori. I fatti straordinari avvenuti sono proprio tre: uno lo debbo verificare coi miei occhi. Una giovane sposa malata del morbo di Pot e costretta a reggersi col busto a un certo punto si sente guarita e aiutata dalle infermiere se lo leva di dosso e consegnandolo alla vicina parente le dice: «Prendilo tu, ch'io non so più che farne! ... ». Alla sera nel ritorno dal Torchio il corteo che accompagna la miracolata è preceduto da un'infermiera che porta in alto il busto quasi fosse un trofeo di vittoria. Detto il Rosario dai medici a cui la folla ha risposto in ginocchio, si inizia il canto solenne delle «Litanie». Verso la fine la bimba si stacca dalla cugina e dice risoluta: «Ades la e! » e si pone in piedi sul solito sasso. La bimba emette un sospiro profondo: «Ci siamo» dice ai medici la sorella maggiore Catina. Si impone tosto il silenzio: il canto va spegnendosi gradatamente; alla fine la bambina è in estasi. Guardo l'orologio, mancano 10 minuti alle 20 legali.

L'estatica è in piedi sul sasso e guarda verso Oriente. Un medico la punge sul collo e sulla faccia, le pone sotto le narici della bambagia imbevuta d'essenze fortissime, le getta sugli occhi una luce potente; nulla: la bimba non si scuote. Il polso segna 180. Sembra una visione di paradiso. Dura l'estasi 15 minuti.

A un certo punto la bimba sembra perdere l'equilibrio e cadere indietro. Il medico di Bonate accosta la sua mano dietro la nuca senza toccarla. Un senso di profonda nostalgia si legge sugli occhi della bimba appena tornata in sé. Poi sembra scuotersi come da un sonno profondo e torna allo stato normale; ma nello stesso istante scoppia in un pianto dirotto e spasima per il gran male che accusa. Il Commissario di P.S. l'alza poi in alto sopra le sue spalle per mostrarla alla folla che la reclama insistentemente. La bimba con gli occhi rossi di pianto saluta tutti con un gesto simpaticissimo. La scena del 31 maggio al Torchio termina così. Lungo il tragitto dal Torchio alle Ghiaie un'altra scena pietosa mi tocca vedere. In una casa del Torchio c'è una fanciulla dodicenne morta da poco. Cos'era successo?... Verso le ore sei del 31 maggio era giunto in paese da Travagliato (Brescia) un povero padre di famiglia con un giumento che trainava un carro agricolo e su questo era adagiata una povera fanciulla dodicenne, ammalata gravemente di etisia. «Madonna Santa - aveva esclamato quel povero uomo - fatemela guarire o fatemela morire la mia povera figlia! ... » Sulla strada del Torchio la fanciulla ha uno sbocco di sangue e spira dolcemente come un angelo. La preghiera del padre era stata esaudita. In quel tramonto di maggio - il mese dedicato alla Vergine - era questo forse il fiore più bello che gli Angeli deponevano ai piedi della loro Regina lassù nella celeste Gerusalemme, per profumare le aiuole celesti.

Nell'immensità del Cielo un gruppo di Angeli cantava: «Regina Coeli laetare alleluia» mentre sulla terra infuriava l'orribile guerra, predetta dalla Madonna ai tre Veggenti di Fatima! ...

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Fonti:
- Archivio privato
- Diario di Padre Felice Murachelli degli Oblati
- “Sotto il manto di Maria liberatrice”, autore Felix, 1987

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Allegato   Data inserimento:  31/05/1944