Autore:  Giornale del Popolo Data documento:  02/04/1954
Titolo:  Rievocando i fatti delle Ghiaie di Bonate (Parte 2a)

 Dal fascicolo pubblicato per il decennale delle apparizioni, pubblicato dal Giornale del Popolo il 1-2 aprile 1954.

RIEVOCANDO I FATTI DELLE GHIAIE DI BONATE (PARTE II)
ADELAIDE VIDE VERAMENTE LA MADONNA?

Ancora oggi folle di fedeli e numerosi Sacerdoti non credono alla ritrattazione cui la bimba fu indotta dopo aver ripetutamente confermato il prodigio

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I fatti di Bonate ebbero tale risonanza, si può dire in tutta Italia, che per un momento perfino l'angosciosa situazione politico-militare di allora sembrò passare in seconda linea. Oggi una affermazione di questo genere può sembrare esagerata: ma chi visse quei giorni e fu testimone oculare del pellegrinaggio incessante verso i luoghi in cui la piccola Adelaide Roncalli disse di aver veduto la Madonna, sarà di diverso parere.
Certo è che l'emozione e l'interesse dilagarono. Quando Adelaide riferì che in una delle apparizioni - precisamente quella del lunedì 15 maggio - la Madonna le aveva detto: “Se la gente prega e fa penitenza, fra due mesi verrà la pace”, gli uomini stupirono e i cuori si accesero di speranza. Le strade che portavano alle Ghiaie infittirono di pellegrini giunti da ogni dove. Scrisse Achille Ballini, che fu un poco lo “storico” di quegli eventi: “le lunghe file di pellegrini, magari scalzi e con la Croce in testa alla colonna, riempivano ogni sera e ogni notte le strade per Bonate: e i fedeli recitavano il Rosario, cantavano le Litanie e gli Inni mariani alternandoli con il salmo penitenziale del Miserere”.

Non venne la pace

Quel che avvenne la sera del 21 maggio, davanti alla folla immensa che gremiva la valletta delle Ghiaie, esaltò i fedeli. Adelaide giunse portata a braccia da un sottufficiale delle Guardie Repubblicane. Nel recinto in cui ella prendeva posto quando, a suo dire, entrava in colloquio con la Madonna, c'erano anche quel giorno moltissimi ammalati che pregavano in attesa della grazia. Diversi medici si erano dati convegno sul luogo, volendo eseguire dei controlli scientifici. Mentre Adelaide pareva in estasi, i medici la punsero con spilli, le misero degli specchietti davanti agli occhi, dei fiammiferi accesi sotto le manine congiunte senza riuscire a distoglierla dalla sua contemplazione. E fu in quella sera che, alle Ghiaie e anche lontano dal paese, molti dissero di aver osservato il fenomeno della rotazione del sole su se stesso e l'irradiazione dal disco solare dei vari colori dell'iride. Altri, presenti o no a Bonate nell'ora delle “apparizioni”, negarono, invece, che il sole avesse presentato qualsiasi inconsueto fenomeno.
Incominciò, insomma, un poco di polemica sui fatti. Chi credeva e chi no. Bisogna però dire, obiettivamente, che i credenti, i convinti erano sterminata legione. E anche quando, due mesi dopo, la pace non venne, contrariamente a quanto avrebbe predetto la Madonna secondo le dichiarazioni di Adelaide Roncalli, ci fu chi vide nell'attentato a Hitler, prodottosi esattamente due mesi dopo le “apparizioni” di Bonate (20 luglio 1944), un evento che aveva portato assai vicino alla pace. Tanto più che, fatto indiscutibilmente provato, Adelaide aveva pure precisato che la Madonna le avrebbe detto di “star bene attenti a quel che si sarebbe verificato in un giovedì, fra due mesi...”. E fu proprio due mesi dopo, di giovedì, che scoppiò la bomba mentre attorno ad Hitler erano riuniti i capi dell'esercito tedesco.
Insomma, contrasto di opinioni, di convinzioni, di tendenze, favorito ed esasperato da una situazione tragica alla quale tutti speravano si mettesse fine.

Prudenza del Vescovo

Quale atteggiamento, diciamo così “ufficiale”, prese la Chiesa in quella circostanza e di fronte alla evidente constatazione che attorno ai fatti di Bonate s'era creato un alone di interesse e c'erano state spettacolari spontanee manifestazioni di fede?
Il Vescovo, Mons. Bernareggi, ispirò la sua azione a molta prudenza.
Impartì delle istruzioni al suo clero, ed anche a quello extra-diocesano, che contenevano norme restrittive. Successivamente, come dicemmo, lo stesso Vescovo in una lettera alla Diocesi da leggersi in tutte le chiese, invitò i fedeli a raccogliere il messaggio della Madonna e ad iniziare una crociata di preghiera e di penitenza.
Il clero si attenne disciplinatamente alle norme dettagliate dal Vescovo. D'altra parte, ci fu una reazione negativa anche tra i fedeli. La guerra, attentato contro Hitler a parte, continuava, purtroppo, e la situazione generale si faceva sempre più penosa. Tuttavia i pellegrinaggi continuarono e continuarono pure le veglie notturne dei fedeli alle Ghiaie, promosse e incrementate soprattutto dai «paolini», laici addetti alla Pia Società di S. Paolo. E Mons. Bernareggi approvava, con alcune varianti, l'erezione della Cappella che esiste tuttora, e poi si faceva promotore dell'acquisto dell'area adiacente, in vista di possibili sviluppi. In questa Cappella gli entusiasti d'allora avevano già progettato di collocare il quadro del pittore Galizzi.


Don Cortesi e la bambina

Nell'ottobre del '944, il Vescovo costituì una Commissione d'inchiesta sui fatti, Commissione di cui facevano parte sacerdoti della Diocesi ed extra-diocesani: questi ultimi vennero inclusi avendo il Vescovo constatato che “il fatto interessava pure le Diocesi limitrofe”.
Intanto la bambina era stata affidata alle Suore Orsoline e del suo caso si occupava con sommo interesse un giovane sacerdote bergamasco, don Cortesi, docente di filosofia nel Seminario Diocesano.

Don Cortesi era l'unico autorizzato a conferire in ogni momento con la bambina, la quale non palava con chicchessia, nemmeno con i propri genitori, se non alla sua presenza o alla presenza di una suora autorizzata.
Don Cortesi, al tempo delle apparizioni, era rimasto profondamente impressionato, dichiarandosene e dimostrandosene entusiasta. Ma poi, a poco a poco, mutò completamente parere, sino a diventare un oppositore reciso della tesi secondo cui le apparizioni sarebbero veramente avvenute. Probabilmente in considerazione del fatto che egli si era occupato subito della cosa, e con vivo interesse, il Vescovo aveva affidato a don Cortesi l'incarico di raccogliere prove pro e contro l'attendibilità delle “visioni” di Adelaide Roncalli.
Intanto la bambina, che il 20 maggio 1944 aveva fatto il racconto delle apparizioni a Mons. Bernareggi, il 26 maggio confermava a Suor Michelina che tutto si era svolto come lei aveva riferito; nel giugno dello stesso anno ripeteva più volte al pittore G. B. Galizzi (che ce lo ha confermato in un recente colloquio), a Padre Gemelli, al prof. Cazzamalli, a don Cortesi, a don Riccardo Belotti, alle Suore di Gandino e di Bergamo che effettivamente la Madonna le era apparsa nei modi, nelle forme e nelle circostanze precedentemente descritti.
Don Cortesi, in un suo libro sui fatti di Bonate, stampato presso la SESA nel 1945, ammetteva di aver dapprima sostenuto con calore la tesi della veridicità delle apparizioni, tanto che per questo suo immediato interessamento il Vescovo gli aveva poi dato ufficialmente l'incarico delle indagini. Buona parte del clero bergamasco rimase perciò un po’ perplessa – e lo è tuttora – davanti al mutamento radicale di opinione di don Cortesi, che, da convinto assertore qual'era stato, divenne un negatore assoluto, intransigente, sino ad arrivare alla conclusione che la bambina doveva aver ingannato tutti raccontando menzogne, e sino a descriverla come “un soggetto bugiardo”.


Il mutamento

Gli oppositori della tesi di don Cortesi (che, lo abbiamo constatato nel corso della nostra inchiesta, sono numerosissimi nello stesso ambiente religioso, fra gli stessi sacerdoti) ritengono che le dichiarazioni successive rilasciate e sottoscritte dalla bambina secondo cui tutto quello che aveva detto doveva ritenersi prodotto della sua fantasia, fossero la conseguenza di interrogatori prolungatisi nel corso di circa 10 mesi, sconcertanti e ostinatamente orientati verso una ritrattazione.
Abbiamo obiettato a chi ci faceva questo rilievo, che non riuscivamo a spiegare perché don Cortesi da entusiasta e convinto assertore della realtà dei fatti di Bonate, avrebbe poi dovuto, quasi per partito preso, diventarne rigido oppositore, sino al punto da influenzare la bambina per condurla sulla strada di una negazione totale di quanto aveva in precedenza dichiarato. Gli interpellati non hanno saputo darci una risposta precisa, limitandosi a dichiarare che non riescono a rendersi conto di quel sorprendente mutamento. Essi hanno poi aggiunto che, comunque, per dar credito alla seconda interpretazione di don Cortesi bisogna dimenticare tutto il resto, guarigioni miracolose documentate, fenomeni solari e nello stesso tempo l'incapacità d'una bimba a inventare e sostenere un fatto così nuovo e insolito. Il giornale “L’Italia” che pubblicò diversi articoli al riguardo in quei mesi, sosteneva come argomento di attendibilità appunto la ingenuità, la spontaneità, il candore di Adelaide.
In seguito fu investito del caso anche un Tribunale ecclesiastico che convalidò le prove addotte da don Cortesi e, si dice, su quelle prove quasi esclusivamente si basò. Venne però anche interrogata la bambina mentre si trovava presso l'Istituto delle Suore de la “Sapesse”, in Città Alta; e Adelaide, in una stessa seduta, prima descrisse con ricchezza di particolari l'apparizione e poi, come smarrita, non la sostenne più.
Fu in seguito a ciò, probabilmente, che, nel giugno del 1947, il Vescovo Bernareggi, continuando l'ininterrotto pellegrinaggio dei fedeli alle Ghiaie, emanò un altro “decreto relativo ai fatti di Bonate” in cui, richiamando il precedente decreto restrittivo che portava la data del 6 aprile 1945, le cui disposizioni “non erano state pienamente osservate, specialmente nello spirito che le informava, e ciò a causa della intempestiva pietà dei fedeli”, decideva ulteriori restrizioni.
Stabiliva, per esempio, che dal “rifugio” (così declassato da “cappella” qual'era al momento della sua costruzione) venissero tolti e tenuti sotto chiave gli ex-voto e i quadretti di grazie ricevute, consegnate le chiavi in Curia, rimossi i candelabri, i candelieri e porta-candele, le lampade e i vasi per fiori, proibendo l'uso di banchi, inginocchiatoi e sedili.
Sarà nello spirito di questo prudente atteggiamento che in seguito lo stesso Vescovo farà togliere dalla Cappella una statua della Madonna di Lourdes, collocatavi da una graziata; lasciandovi però sempre e solamente il Crocifisso.

Primo giudizio

Con molta calma, e cioè quattro anni dopo le “apparizioni”, esattamente il 30 aprile 1948, il Vescovo di Bergamo, Mons. Bernareggi, gettò infine sulle discussioni che tuttora fervevano, sulla disparità dei giudizi e delle convinzioni la doccia di un comunicato che, nella forma e nella sostanza, parve ai lettori obiettivi orientato non verso la negazione assoluta, ma piuttosto verso un accoglimento “con riserva” che poteva alimentare la fiducia in coloro che avevano creduto, credevano allora e credono ancora oggi che, senza le pressioni di don Cortesi, Adelaide Roncalli mai avrebbe smentito le dichiarazioni fatte in precedenza. Quel comunicato portava il titolo: “Giudizio sui fatti di Bonate” e così testualmente si esprimeva:
“Avendo preso in attento esame gli studi diligenti e ponderati compiuti dalla Commissione Teologica, nominata con Decreto Vescovile in data 28 ottobre 1944 per l'esame delle asserite apparizioni e rivelazioni della Madonna alla bambina Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate nel maggio del 1944; e tenendo presenti le conclusioni a cui la stessa Commissione è pervenuta dopo aver sottoposto a minuziosa
indagine i fatti e le varie circostanze concernenti le asserite apparizioni e rivelazioni; col presente atto dichiariamo: 1) non consta della realtà delle apparizioni e rivelazioni della Beata Vergine Maria ad Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate, nel maggio dell'anno 1944; 2) con questo non intendiamo escludere che la Madonna, fiduciosamente invocata da quanti in buona fede la ritenevano apparsa a Ghiaie di Bonate, possa aver concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni premiando in tal modo la loro devozione verso di Lei; 3) ma in virtù del presente Atto, ogni forma di devozione alla Madonna, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate, a norma delle leggi canoniche resta proibita.

Bergamo, 30 aprile 1948. - Can. G. Battista Magoni, Cancelliere Vescovile. - Adriano Bernareggi, Vescovo.
Fra coloro che poi si schierarono a favore della tesi negativa ci fu il prof. Ferdinando Cazzamalli, scienziato cattolico dell'Università di Modena, direttore della “Rivista di Metapsichica Italiana”. Anch'egli, dapprima, era stato entusiasta delle apparizioni, tanto che i testimoni ricordano ancora il fervore con cui recitava il Rosario in attesa del!a apparizione della Madonna. Esiste, fra l'altro, un documento fotografico che lo ritrae in soddisfatta compagnia della piccola Adelaide, di don Cortesi ed altri, il 18 giugno 1944 a Gandino, presso le Suore Orsoline. In quell'epoca egli era così convinto della completa sanità dell'Adelaide che in un suo libro di cui ora parleremo, scriveva: “Rilevo subito che l'affettività dell'Adelaide è spiccata, la spontaneità evidentissima e il candore pure evidente. Neanche la più piccola artificiosità è rilevabile nelle mosse e nel tratto della bambina”. Tali giudizi confermò in seguito tanto a persone che gliene parlavano, quanto nel libro.
Il quale libro raccolse articoli dal Cazzamalli pubblicati sulla sua rivista
e fu edito nel 1951 con il titolo: “La Madonna di Bonate”. In esso pero l'autore mutava completamente parere e sosteneva, con dimostrazioni scientifiche, la tesi negativa. Tuttavia le conclusioni cui giungeva il Cazzamalli differivano da quelle di don Cortesi; quest'ultimo definiva “volgare bugia” le affermazioni della Adelaide Roncalli, mentre il Cazzamalli scriveva della bambina: “vede e ode quanto eiettano i suoi centri sensoriali nell'intenso orgasmo del sogno ad occhi aperti”. In parole povere, fenomeno di auto-suggestione.
Abbiamo inteso fare una rievocazione, necessariamente stringata, dei fatti e delle discussioni cui diedero luogo, dei contrasti d'interpretazione che ne derivarono. Questo sul piano teorico. Resta da vedere se le conclusioni da noi ricordate abbiano risolto la questione delle apparizioni di Ghiaie, o non l'abbiano piuttosto acuita. Sta di fatto che nel corso della nostra inchiesta ci siamo resi conto che esistono persone le quali tuttora credono, amano pregare laggiù la Madonna e asseriscono di aver ricevuto anche recentemente “grazie speciali e guarigioni non ordinarie”.

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Allegato   Data inserimento:  02/04/1954