Autore:  Papa Giovanni XXIII Data documento:  30/11/2004
Titolo:  Papa Giovanni e le Ghiaie

 PAPA GIOVANNI XXIII E LE GHIAIE

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ULTIMO AGGIORNAMENTO

PAPA GIOVANNI INVIO’ AL SANTO UFFICIO IL LIBRO DI PADRE RASCHI CON UN SUO COMMENTO IMPORTANTE

Ecco quanto scrive don Attilio Goggi nel suo libro “Sarò riconosciuta”, pagina 153

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Il padre Raschi mi ha precisato che al Papa furono offerte alcune copie del suo libro “Questa è Bonate” rilegate in pelle rossa e una in pelle bianca riservata a lui. Secondo un'informazione del vescovo mons. Obert questa copia il Papa stesso l'ha poi inviata al Santo Ufficio con il seguente autografo:

«Deponiamo presso il nostro Supremo Tribunale del Santo Ufficio il libro “Questa è Bonate” scritto dal rev.do p. Bonaventura Raschi dei Frati Minori Conventuali come testimonio dei fatti là avvenuti, che, se sono veri, come Noi li crediamo, altro non si potrà fare che lasciar libero culto all'Apparizione della Santa Vergine delle Ghiaie».

Questo testo, che già conoscevo, il padre Raschi me lo ha citato a memoria assicurandomi della sua effettiva esistenza.
Un testo?chiaro come la lettera riservata (cfr. Lettera di Papa Giovanni a Mons. Battaglia, 8 luglio 1960), da tenersi entrambi in gran conto.

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Fonti:
- Archivi privati.
- “Sarò riconosciuta”, Attilio Goggi, Castelnuovo don Bosco, 1983
- “La Vergine parla alle famiglie”, Sac. Severino Bortolan, SGS Milano, 1989, pag. 29

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LA PREDICAZIONE AD ISTAMBUL

Istambul, 7 ottobre 1944
Sul Rosario – Omelia al Vangelo
«... Infine l’incoraggiamento in vista dei beni che ci attendono: il cielo a cui Maria Santissima ascende annunciandosi la benedizione finale che verrà a darci nell’ultimo giorno: La S. Chiesa e il grande beneficio di appartenervi: l’unione con Maria nei dolori, pegno sicuro della nostra partecipazione alle sue gioie e alle sue glorie: l’invocazione a Lei proclamata ed incoronata regina del cielo e della terra: presentazione dei bisogni dei singoli, delle famiglie, del mondo intero, specie in questo prolungarsi del conflitto bellico.

Concludendo volli che il nostro molto pregare in spirito di penitenza secondo le necessità dei tempi è molto gradito al cielo. Il Signore sembra dormire nella barca (Mt 8,24): ma il suo cuore è più vigilante che mai. La Madonna poi manifesta la sua tenerezza per la povera umanità anche in forme straordinarie e sensibili, come già fece a suo tempo a Lourdes ed a Fatima, come fa ora in un punto di Lombardia, dove dal 13 maggio ed ora si ripetono fatti prodigiosi: apparizioni, segni nel sole e dove i pellegrini si recano a milioni. L’Autorità Ecclesiastica non si è ancora pronunciata circa queste apparizioni: ma l’evidenza dei fatti esclude il pericolo delle illusioni. Non volli troppo precisare quanto alla località: ma lo spirito dei miei uditori fù bene penetrato dalla significazione che questi avvenimenti hanno, ad incremento della pietà cristiana, a incoraggiamento nella prova, a fiducia nella benedizione e nella pace che non debbono tardare...»

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Fonte: Archivio Biblioteca della Rivista di Storia e Letteratura Religiosa – Testi e documenti XV – Angelo G. Roncalli (Giovanni XXIII): La predicazione ad Istambul – Omelie, discorsi e note pastorali (1935 – 1944) a cura di Alberto Meloni – Edit. Leo S. Olschki, Firenze

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Dal DIARIO dell’Arciv. ANGELO GIUSEPPE RONCALLI

Sabato 11 settembre 1937
«... In mattinata mi recai alle Ghiaie di Bonate per il trasporto della salma del canonico Alessandro Locatelli dal cimitero di Bonate nel cimitero nuovo delle Ghiaie. Così si è compiuto l’ideale di quel degno sacerdote, di cui per dieci anni fui contubernale (soldato che alloggiava con altri sotto la stessa tenda) in episcopio con mgr Radini. Mia Santa Messa con Comunione dei fanciulli; assistenza alla Messa funebre e mie parole commemorative; poi processione al Cimitero colla salma del canonico e del signor Giuseppe Bonzanni. Nel pomeriggio parlo al popolo dopo i Vespri della devozione al S. Cuore di Gesù e do la benedizione. Parto con don Pietro Forno, in auto del signor Noble, direttore detta Società "Vicina Montagna", per Gorno dove arrivo e vengo molto bene accolto dalla buona gente e dalle notabilità. Tempo poco buono...»

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ALLA FAMIGLIA DALLA BULGARIA
Prinikipo; 30 luglio 1944

«... Da varie parti ebbi notizie, ma tutte smozzicate, circa certi fatti di carattere religioso straordinario che ebbero luogo alle Ghiaie. Fra l'altro mi si disse che si tratta di una bambina di sei o sette anni - certa Matilde (non sapeva ancora con certezza che si trattava di Adelaide n.d.r.) Roncalli - che avrebbe veduta la Madonna. Niente di impossibile… Certo queste notizie mi interessano e quasi mi inteneriscono, pensando al luogo dove i fatti ebbero luogo. Io conosco le Ghiaie e vi fui famigliare dalla mia fanciullezza. Come dimenticare il caro don Alessandro Locatelli? La bontà sacerdotale di lui ha aperto alle Ghiaie una fonte di benedizioni che col tempo dà acqua sempre più copiosa. Fu alle Ghiaie che conobbi per la prima volta Mons. Radini Tedeschi ancora Canonico di S. Pietro in Roma nel 1899. Potrei riempire un quaderno di care memorie circa quella località. È anche probabile che i Roncalli di Bonate siano discendenti dal nostro ramo - i Maitini - di Sotto il Monte. Queste cose vanno prese tutte con grazia e con umiltà. Il Signore può tutto, ma egli preferisce lavorare sugli innocenti e sui semplici a confusione dei potenti e dei pretenziosi… La Madonna è sempre buona ispiratrice. Sarò contento di sapere da voi qualche notizia più particolare delle cose delle Ghiaie. Quella chiesa costruita dal Canonico Locatelli fu la prima dedicata in diocesi alla Sacra Famiglia e nel 1899 quando io avevo 18 anni servii come chierico al Vescovo Mons. Guindani nella consacrazione dell’altare maggiore.
Che la Santa Famiglia protegga tutti i focolari nostri e dei nostri parenti e tutta la famiglia cristiana sparsa in tutto il mondo. Vi protegga e vi benedica come io vi benedico...»

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ALLA NIPOTE GIUSEPPINA RONCALLI
Bujukada (Bulgaria), 24 settembre 1944

«... Tu e io stiamo sotto la speciale protezione di S. Giuseppe, che è il principale protettore della vita interiore. Oh! Come è soave il profumo di S. Giuseppe nel giardino della Santa Chiesa! È un fiore, S. Giuseppe, che non si vede, tanto si nasconde e sfugge all'occhio, ma la sua fragranza si diffonde dappertutto, e fa dire: qui c’è San Giuseppe. Dio volesse che di noi si potesse dire questo: Santificarci e
santificare in umiltà e in nascondimento... Sento dire grandi cose delle manifestazioni della Madonna alle Ghiaie. Se in tutto c'è verità e rettitudine dobbiamo benedire il Signore e la Madonna. Anche lì però vedi che cosa è che piace alla Madonna: innocenza, penitenza, preghiera. Lasciamoci prendere da questo triplice spirito. La pace del Signore sarà sempre con noi, ed un'altra volta riempirà di letizia il mondo...»

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ALLA FAMIGLIA
Instanbul, 7 dicembre 1944

«... Nell'apparizione che Battistino mi descrisse tanto bene, avvenuta alle Ghiaie, lo scorso maggio, vedo che c’è anche S. Giuseppe, e lui vestito non in bianco o in rosa, ma di color marrone. Ma che servizio quello di S. Giuseppe, miei cari, ai disegni della Provvidenza! Teniamoci tutti raccomandati a questo caro santo. Egli sarà ora più che mai, a Parigi in mezzo alla politica ed agli affari religiosi, il mio protettore... Vi metto tutti sotto la protezione della apparizione delle Ghiaie: Gesù, Giuseppe e Maria. E tutti benedico ed incoraggio, grandi e piccoli della Colombera e di Camaitino...»

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LETTERA INVIATA DA MONSIGNOR ANGELO G. RONCALLI NUNZIO APOSTOLICO A PARIGI, (IL 23 MARZO 1945?), AL VESCOVO DI BERGAMO, MONSIGNOR ADRIANO BERNAREGGI.

«... Ora poi si aggiunge - da una quindicina di giorni – l’interessamento dei cattolici francesi per i fenomeni delle Ghiaie di Bonate che un articolo de la Croix traduzione dal giornate religioso "ll Rosario" di Friburg, ha incominciato a far conoscere, suscitando l'interessamento più vivo. E coll'articolo è venuto fuori, in luce di grande dignità, il nome di Mons. Bernareggi, della commissione da lui formata per il controllo dei fatti con altre particolarità riuscite nuove anche per me.
A proposito di questi avvenimenti – circa l’apprezzamento dei quali mi rendo ben conto della delicatezza con cui Vostra Eccellenza procede - le dirò che il Santo Padre nel colloquio che ebbi il 29 dicembre mi espresse la sua incertezza per il fatto che da tempo non sapeva più nulla, e credeva diminuito il fervore perché erano passati due mesi, anzi ormai sette, senza che la guerra fosse finita. A me qui farebbe molto piacere poter disporre di dati certi, seri ed edificanti. Ma non oso troppo chiedere a Vostra Eccellenza. Come ella sa, le Ghiaie mi sono famigliari come i colli di Sotto il Monte, e c’è tutta una modesta preistoria degli avvenimenti recenti che tocca la mia adolescenza e la mia giovinezza clericale che io potrò ben richiamare. La famiglia poi della piccola Adelaide ho motivo di credere che sia del ramo dei Roncalli Maitini provenienti da Sotto il Monte, giusto i miei. La parentela sfuma fra le varie germinazioni: ma il ramo principale è sempre lo stesso. Potrebbe darsi che sia invece dei Roncalli Piretti. Questo del resto conta poco o niente. Ciò che conta sarebbe la realtà delle apparizioni, come mi si dice siano reali i prodigi che amerei però conoscere più in dettaglio. Se V.E. potesse farmi scrivere da qualcuno in argomento e così da potermi valere dei dati per la pubblicazione sui giornali cattolici, servatis servandis, le sarei proprio grato.
Aff.mo
+ Angelo Giuseppe Roncalli»

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AL NIPOTE BATTISTA RONCALLI
Parigi, 4 agosto 1945

... È l’umiltà, è la grazia, è la confidenza nel Signore che trasformano le esistenze e fanno miracoli. Noi non dobbiamo presumere di niente: ma neppure diffidare. Ho letto con piacere la lettera che già mi scrivesti circa le manifestazioni religiose delle Ghiaie. Ora ho sentito che tutto si è messo in calma. Così doveva avvenire. La Madonna apparve a Lourdes nel 1858. Fino al 1862 il culto non venne approvato. In queste cose bisogna andare molto piano: non mettersi contro, ma procedere col passo della Autorità Ecclesiastica, che deve tutto esaminare, ed andare piano. Quanti santi nella Chiesa che furono venerati con culto ufficiate dopo 300 o 400 anni dopo la morte!...»

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LETTERA INVIATA DA MONSIGNOR ANGELO G. RONCALLI NUNZIO APOSTOLICO A PARIGI AL PARROCO DI GHIAIE DON CESARE VITALI

Parigi, 10 agosto 1946
Carissimo don Cesare,
non mi è possibile accettare l’'invito per il 25 agosto, perché fino ai primi di settembre sicuramente non potrò lasciare Parigi. Né mi è lecito prevedere quando potrò partire più tardi. Mi sarebbe certo stato piacevole tornare alle Ghiaie dopo tanto tempo. Quanto alle fiducie ed alle diffidenze circa gli avvenimenti di due anni or sono il meglio è conservare la massima calma e serenità spirituale. Potrebbe leggere non inutilmente il volumetto stampato a Bergamo da Colombo nel 1868: D. Carlo Tocchi primicerio di Scano: Notizie Storiche delle Apparizioni e delle Immagini più celebri di Maria SS. nella città e provincia di Bergamo di Flaminio Corsaro. La zona di rispettoso silenzio che ora avvolge i ricordi che sono nel cuore di molti circa i fatti delle Ghiaie è provvidenziale. Fa onore alla saggezza della Autorità
Ecclesiastica:ed è degna di ogni rispetto. Il signore benedice sempre chi obbedisce.
In questo anno cade il Centenario della Apparizione della Salette: precisamente il 19 settembre. Io mi recherò colà per il Pontificale del 15 agosto e penserò alle Ghiaie. Storia interessante anche quella
de la Salette. Leggetela a vostra istruzione e conforto. Saluto di cuore e benedico voi e le care conoscenze che ancora mi restano alle Ghiaie, dove dall’ottobre 1894 io ebbi buoni impulsi alla devozione alla Madonna di Lourdes ed alla Sacra Famiglia.
Aff.mo
+ Angelo G. Roncalli

(Lettera custodita nell’archivio parrocchiale di Ghiaie)

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ANNOTAZIONI NELL'AGENDA DI MONS. ANGELO RONCALLI, ALLA DATA DEL 27 SETTEMBRE 1947

"La notte fu brutta e disturbats. La distrassi un poco finendo la lettura della vita di S. Gerilamo Miani per prendere ispirazione alla celebrazione di domani a Somasca. Fra i visitatori di oggi la signora Roncalli e il pittore Gio. B. Galizzi che mi riferisce cose interessanti circa la cosiddetta Madonna delle Ghiaie."

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ANNOTAZIONI NELL'AGENDA DI MONS. ANGELO RONCALLI, ALLA DATA DELL'11 OTTOBRE 1947

"Nel pomeriggio parecchie visite di addio. Notevole don Cesare Vitali delle Ghiaie che mi parla delle variazioni della veggente dal 1943. Io continuo a tenere il silenzio."

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ANNOTAZIONI NELL'AGENDA DI MONS. ANGELO RONCALLI, ALLA DATA DEL 13 MAGGIO 1948

"Udienze d'oggi: P. Merklen a cui confidai il decreto di Bergamo su Ghiaie".

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LETTERA INVIATA A MONS. BERNAREGGI, VESCOVO DI PERGAMO, DA MONS. ANGELO RONCALLI NUNZIO APOSTOLICO A PARIGI, IN DATA 26 GIUGNO 1948

(Mons. Roncalli, scrive al vescovo di Bergamo dopo aver appreso del decreto «non constat» del 30 aprile 1948)

Parigi, 26 giugno 1948
Eccellenza carissima,
“… Poi alla fine di luglio, o meglio ai primi di agosto conto di passare le Alpi per le mie vacanze. Quest'anno le debbo anticipare, per potermi trovare sul posto verso il 20 settembre quando cominceranno le adunanze de O.N.U. Non è piacevole l'agosto neppure a Sotto il Monte. Ma come fare? Penso di sbrigarmi subito con la visita a Roma, così da essere sul mio colle per l'Assunta e riposarmi poi fino al 15 del mese successivo.

Qualche tempo fa lessi su l’ECO la comunicazione circa i fatti delle Ghiaie.
La feci subito pubblicare su la Croix: e tutto il mondo tace. Parmi che la dichiarazione sia stata felicemente stilizzata per salvare la rettitudine di tanta gente che si lasciò e si lascia sospingere in buona fede. Qui invece c'è ben altro. Appena ieri in Lorena si è dovuto organizzare un servizio di 30 poliziotti per obbligare un parroco ad uscire dal presbitero ed ottemperare agli ordini del Vescovo. La cosa non finirà così presto. Per me molta pazienza da esercitare. Far capire a certe teste che bisogna fidarsi e credere alla Chiesa prima ancora che alla Madonna è ben difficile.

Vedo per altro che i casi delle Ghiaie si moltiplicano anche in Italia. Tempi malati ed anime in pena dappertutto.
Avremo tempo nel prossimo agosto di fare commenti.
L'altra sera mi recai a Gagny presso la famiglia e la tribù Zinetti, dove fu fatta un'amabile e devota commemorazione di Vostra Eccellenza e della sua visita di qualche anno fa. Brava gente Bergamasca, che quando riesce a mantenersi fedele, è veramente il «sal terrae» della regione. L'arciprete di Gagny mi diceva: Veda; parrocchia di 15 mila anime: 2.500 praticanti: questi Bergamaschi sono i migliori. In qualche altro posto se gli Italiani, specie Bergamaschi e Veneti non ci fossero bisognerebbe chiudere le chiese per conto degli indigeni.
Per questo comprendo l'affanno della fatica pastorale in terra Lombarda.

Per altro non conviene fare troppo pessimismo. C'è pur del bene anche in Francia.

Dopo un ritiro a Parigi di oltre sei mesi sono uscito ora, due o tre volte, in vari punti, Un mese fa mi recai in Provenza. Alle Sante Marie benedissi il mare: c'erano certo 50.000 persone. La presenza del Nunzio Apostolico attira sempre il Francese che è ben sensibile a tutto ciò che richiama il Papa «qui diligit Francos». Ad Arles, città rossa, si era pensato e deciso di lasciarmi visitare in silenzio le fulgenti rovine. Trovai invece San Trofimo, dove dissi una Messa bassa, pieno «à craquer» coll'Autorità civili in pieno. Mi vollero in Municipio: grande ricevimento: consiglio comunale al completo: tutti comunisti. A Marsiglia la sera della proclamazione del nuovo arcivescovo da vescovo che era: quella cattedrale vastissima rigurgitante; e, prima, ricevimento del Nunzio al palazzo del Governo. Il sud di Francia per altro è terra desolata. Venti giorni dopo ero in Bretagna. A Nantes in cattedrale la sera del mio arrivo, folla come a Marsiglia: l'indomani al Calvario di Pontchateau, in onore di S. Luigi M. di Montfort, all'aria aperta, si contarono da 150 a 200 mila persone: tutte piene di fede, di pietà, di ardore religioso.

Giusto come a Bergamo e in diocesi in certe circostanze.

Tutto questo per dire che ciò che importa è il continuare il lavoro intenso e costante della buona seminagione. Che Iddio almeno salvi la Francia e l'Italia nella ricca tradizione loro…”


COMMENTO ALLA LETTERA
Mons. Angelo Roncalli, dopo il decreto del 30 aprile 1948, si adeguerà alla decisione del Vescovo di Bernareggi. Comunque, nei mesi successivi, avrà certamente il tempo di commentare i fatti. Dal crocicon di don Birolini si legge infatti che mons. Roncalli, quell’anno, arrivò da Parigi il 3 agosto e riparti il 19 settembre. Durante il quel periodo, il nunzio s’incontrerà più volte con mons. Bernareggi e, a settembre, farà persino con il vescovo di Bergamo un viaggio in macchina a Roma, durato più giorni e con varie tappe. Di certo, spazio per i commenti sui fatti di Ghiaie non mancò.

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LETTERA AUTOGRAFA INVIATA DAL CARDINALE ANGELO GIUSEPPE RONCALLI PATRIARCA DI VENEZIA A DON ITALO DUCI PER LA MORTE DEL PARROCO DON CESARE VITALI

Venezia, 2 giugno 1955

Esprimo al rev. e caro don Italo Duci e per suo mezzo a tutti i buoni fedeli delle Ghiaie la mia viva partecipazione al loro lutto per la morte del loro parroco don Cesare Vitali, degno continuatore del Canonico Alessandro Locatelli nella cura della chiesa e delle anime. Amo pensarli associati nella luce celeste questi due ottimi sacerdoti, che io conobbi ed assai dalla mia giovinezza e che in grande semplicità di vita e di ministero pastorale fecero tanto e tanto bene, e continueranno ora dal Paradiso.
Don Cesare Vitali ci incoraggia tutti alla sofferenza, alla carità.
Tutti benedico.

+ Angelo Giu. Card. Roncalli Patriarca di Venezia

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LETTERA AUTOGRAFA DI PAPA GIOVANNI XXIII “CIRCA L'AFFARE GHIAIE”; INVIATA L'8-VII-1960, A MONSIGNOR GIUSEPPE BATTAGLIA, VESCOVO DI FAENZA.
L'elezione al pontificato di Angelo G. Roncalli, diventato Papa col nome di Giovanni XXIII, fu vista da molti come l'occasione propizia per prendere in mano la questione di Ghiaie. Tra questi ci fu il bergamasca monsignor Giuseppe Battaglia, vescovo di Faenza, il quale ha inviato al Papa una lettera in tale senso.

Papa Giovanni XXIII così risponde:

"Riservata 8-VII-1960 Cara Eccellenza, siamo sempre ben uniti di pensiero, di cuore, di preghiera. Circa l’affare Ghiaie comprendete che si ha da cominciare non dal vertice, ma dal piano: e non toccare chi deve pronunciare non la prima ma t'ultima parola. Più che di sostanza, qui devesi tenere conto delle circostanze, che vanno studiate e tenute in gran conto.
Ciò che vale in "subiecta materia" è la testimonianza della veggente: e la fondatezza di quanto ancora asserisce a 21 anni ed in conformità alla sua prima asserzione a 7 anni: e ritirata in seguito alle minacce, alle paure dell'inferno fattele da qualcuno. Mi pare che insista quel terrore di quelle minacce. Comunque V.S. comprende che non è pratico, né utile, che la prima mossa per una revisione venga dal sottoscritto a cui spetta il "verbum" per la Congregazione dei Riti, o di altro dicastero, che a suo tempo "faciat verbum cum S.S." ecc.
Scusate la semplicità della mia parola. E statemi sempre bene “in laetitia ed in benedictione" anche se "dies mali sunt”.
Aff.mo Io.XXIII


COMMENTO ALLA LETTERA:
Giovanni XXIII dice chiaramente che nell'affare Ghiaie non è in discussione la sostanza, cioè la verità delle apparizioni a cui crede, ma le circostanze, cioè il modo con cui sono state fatte le indagini ed è stato condotto il processo in passato, e le cause che hanno portato la piccola veggente a negare di aver visto la Madonna.
Tra le cause di questa negazione il Papa ricorda le minacce e le paure dell'inferno fattele da qualcuno, terrore così grave da durare ancora a distanza di molti anni. Perciò, dice Giovanni XXIII, quello che la bambina Roncalli ha detto in quello stato di violenza psicologica e morale non ha alcun valore. Ciò che vale invece è la testimonianza che la bambina ha fatto subito dopo la prima e le atre apparizioni e ciò che asserisce ora. Come si vede, il Papa detta delle indicazioni precise cui dovranno ispirarsi coloro che assumeranno l'incarico della revisione di tutta la materia. Inoltre, suggerisce il modo per arrivare a un giudizio definitivo e positivo. L’iniziativa deve partire dalla base, cioè in primo luogo dalla Curia di Bergamo, magari su richiesta di sacerdoti e movimenti ecclesiali di quella diocesi, così che la questione giunga a un dicastero della Curia romana, come la Congregazione dei Riti o a qualche altro e da questo possa arrivare a lui per il giudizio definitivo di approvazione. Giovanni XXIII dice che non è utile, né pratico che prenda subito lui in mano la questione, ma è opportuno che si segua la prassi normale che vuole che il Papa dica l'ultima parola.

Dopo la recente scoperta della bozza della lettera del 13 maggio 1960 che Adelaide Roncalli ha fatto giungere al Papa tramite il card. Gustavo Testa, si può meglio interpretare la lettera che il pontefice ha inviato qualche mese dopo a mons. Battaglia. Papa Giovanni era dunque perfettamente al corrente di quanto male ebbe a subire la veggente per colpa di qualcuno.

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Fonti dei documenti:
Comunità di Ghiaie – Settembre 2000 N. 51
Studi e Memorie – Anno 1973 – numero 2 – Pubblicazioni del Seminario di Bergamo
Archivi privati

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Allegato   Data inserimento:  04/09/2004