Autore:  Padre A. Tentori - Vari Data documento:  30/11/2004
Titolo:  Sostenere che il caso è chiuso dal 1948 non corrisponde a verità

 SOSTENERE CHE IL CASO È CHIUSO DAL 1948, NON CORRISPONDE A VERITÀ


"SOSTENERE CHE LA CHIESA ABBIA NEGATO L’AUTENTICITÀ DI QUESTE APPARIZIONI, NON CORRISPONDE A VERITÀ" (Padre Angelo Maria Tentori - 30/11/2004 - Radio Maria)

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INTRODUZIONE
A cura di Alberto Lombardoni

Da oramai 60 anni, vescovi di Bergamo, cancellieri, monsignori, archivisti e molti religiosi vanno dicendo alla gente che il caso delle Apparizioni di Ghiaie di Bonate del maggio 1944 è da ritenersi definitivamente chiuso con il decreto di mons. Bernareggi del 1948.

Ebbene coloro che affermano che il decreto del 1948 “Non consta della realtà” emesso da mons. Bernareggi chiude definitivamente il caso Ghiaie, NON DICONO IL VERO alla gente, perché l’espressione “non consta della realtà” non ha un valore negativo, ma un valore sospensivo e significa che in quel momento non c’erano elementi probativi sufficienti per approvare; il decreto quindi non chiude definitivamente il caso, altrimenti sarebbe stata utilizzata, nel decreto, la formula “consta che non”.

Mons. Chiodi, esperto chiamato nel 1978 ad eseguire un supplemento segreto di indagine su Ghiaie, sollecitato dal Vaticano al Vescovo di Bergamo Mons. Oggioni, pur mantenendo (per ovvie ragioni) una posizione pubblica decisamente negativa (ha affermato che non ci furono nessuna irregolarità nel condurre il caso Ghiaie), in una lettera privata del 09 marzo 1981 indirizzata allo studiosi Luigi Stambazzi, scrisse testualmente:
“Il parere espresso dalla Commissione non esclude l’apparizione, ma afferma che non esistono (“non consta”) prove sicure di essa allo stato dell’informazione presente.”

Perché in tutti questi anni, pubblicamente, si va dicendo alla gente che il caso è definitivamente chiuso e poi privatamente, si dà invece tutt’altra interpretazione del decreto?

Qual è allora il vero significato dell’espressione “Non consta della realtà” riportata nel decreto del 1948 di Mons. Bernareggi?

Per mettere fine a questa disinformazione, trascriviamo il parere del noto esperto in Mariologia, Padre Angelo Maria Tentori, dell’ordine dei Servi di Maria, intervenuto alla Tavola rotonda sul tema “Ghiaie di Bonate: alla ricerca della verità”, condotta dal giornalista Angelo Montonati e trasmessa in diretta da Radio Maria, il 30 novembre 2004 e replicata più volte successivamente.

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TRASCRIZIONE DELL'INTERVENTO DI PADRE ANGELO MARIA TENTORI SUL SIGNIFICATO DEL "NON CONSTA"

Domanda di Angelo Montonati:
“Partiamo subito con la prima domanda: perché dopo 60 anni migliaia di persone giorno e notte vanno a pregare nella cappellina di Ghiaie, nonostante qualcuno affermi che il caso può considerarsi definitivamente chiuso. È vero o non è vero, su che cosa si basa questa affermazione e su che cosa si basa l’affermazione di quelli che invece sostengono il contrario. La parola a Padre Angelo Maria Tentori.”


Risposta di Padre Angelo Maria Tentori
“Purtroppo dobbiamo registrare un forte equivoco, perché molti, anche nel campo ecclesiale, quindi anche da parte di sacerdoti, ritengono che quel giudizio che mons. Bernareggi nel 1948 diede riguardo a queste apparizioni, cioè il “non consta”, sia da considerarsi - come dire - non è vero, cioè le apparizioni non sono mai avvenute, ma sono frutto di qualsiasi altra provenienza.

E purtroppo questo equivoco continua e la gente viene ingannata, perché si prospetta davanti alla gente che va a pregare o che crede in queste apparizioni, quasi come una disobbedienza al vescovo, una disobbedienza alla Chiesa. SOSTENERE CHE LA CHIESA ABBIA NEGATO L’AUTENTICITÀ DI QUESTE APPARIZIONI, NON CORRISPONDE A VERITÀ. Infatti, un decreto ecclesiastico va studiato con precisione e sappiamo che la Chiesa ha tre formule per dare un giudizio sulle apparizioni.

La prima formula suona così: non consta della realtà soprannaturale.
Cioè che cosa significa questo “non consta della realtà”? Questa formula è quella usata dal vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi, riguardo alle apparizioni di Bonate. A differenza delle altre due che spiegheremo poi e che esprimono un giudizio definitivo e sicuro, sia positivo sia negativo, questa formula non emette alcun giudizio definitivo. Vuole semplicemente dire che allo stato attuale, cioè al tempo dell’emissione del verdetto, l’autorità ecclesiastica non riconobbe sufficiente valore probativo agli argomenti portati a favore delle apparizioni. Quelli fino ad allora presi in esame non furono sufficienti per emettere un giudizio.
Quindi sia chiaro che con questa formula NON SI NEGA che le apparizioni possano essere vere, semplicemente si dice che il giudizio definitivo rimane in sospeso, in attesa di maggiore studio e valutazione dei fatti.

Mons. Verzaroli, bergamasco e professore dell’Ateneo Lateranense di Roma, commentò nel novembre 1948 il decreto di Mons. Bernareggi e disse:
“L’espressione “non consta della realtà” si può usare anche nel caso che gli argomenti abbiano un valore grandissimo e siano tali da sfatare ogni ragionevole dubbio in contrario, ma date le circostanze speciali in quel dato tempo, l’autorità non crede opportuna una dichiarazione ufficiale”. Sappiamo infatti come allora il clero fosse diviso.

“Il decreto lascia quindi una libertà di cui sarà necessario usare con moderazione, perché non avvengano abusi, scandali, disobbedienza, ma teoreticamente la libertà è innegabile, QUINDI QUELLI CHE VOGLIONO NEGARE QUESTA LIBERTÀ AI FEDELI RIGUARDO ALLE APPARIZIONI, SAPPIANO CHE INGANNANO LE PERSONE. PER QUANTO RIGUARDA POI LA CONVINZIONE PERSONALE E IL CULTO PRIVATO, NON C’È ALCUNA PROIBIZIONE, NON AVENDO IL DECRETO FATTO ALCUN ACCENNO IN PROPOSITO. QUINDI PRIVATAMENTE E CON I DEBITI RIGUARDI, CHIUNQUE È LIBERO DI CREDERVI E PUÒ ANCHE CON RETTA INTENZIONE RECARSI NEL LUOGO DELLE APPARIZIONI A PREGARE E LODARE LA VERGINE SANTA”.


Per completezza dell’informazione, le altre due espressioni che la Chiesa usa, sono: “Consta della realtà” e “Consta della non realtà”.

L’espressione “Consta della realtà” è la formula affermativa, cioè riconosce ufficialmente la solidità e la veridicità degli argomenti e di conseguenza viene autorizzato il culto pubblico nel luogo delle apparizioni.
Nell’altra espressione “Consta della non realtà” soprannaturale, è chiaro che la cosa è negativa. Viene ufficialmente affermato che gli argomenti o le prove portate per sostenere la verità delle apparizioni non hanno alcun valore, perché basati o su illusioni o allucinazioni o inganno. La pratica è stata riscontrata quindi come falsa riguardo a quelle apparizioni. C’è da notare che questa espressione “Consta della non realtà” contiene anche la possibilità che il sedicente veggente sia in buona fede.

L’equivoco che è apparso, diciamo così per queste apparizioni, è stato il “Non consta della realtà” che molti, anche i sacerdoti, hanno interpretato male.

Ora bisogna riconoscere che purtroppo è mancato nella Chiesa uno studio teologico su questi fenomeni, per cui, senza offendere nessuno, non c’è una preparazione adatta per affrontare queste cose; e lo abbiamo visto ultimamente, qualche anno fa, come qualche vescovo espresse la sua non capacità di gestire queste cose. E aveva ragione nel senso che è mancata veramente e manca tuttora nei seminari una preparazione ai sacerdoti riguardo a questo fatto, presente nella Chiesa da secoli; un fatto complesso, un fatto delicato che, essendo presente nella Chiesa, va studiato.

Riguardo poi all’autenticità, è proprio necessario che ci sia un’autorizzazione ufficiale e scritta della Chiesa? Sentiamo che cosa disse il Card. Ratzinger in un’intervista concessa a Messori e pubblicata nel libro “Rapporto sulla Fede”. Il Cardinale così si esprime:
“Nessuna apparizione è indispensabile alla fede perché la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo. Egli stesso è la Rivelazione, ma non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo attraverso persone semplici e anche per mezzo di segni straordinari che denuncino l’insufficienza delle culture che ci dominano, mascherate di razionalismo e di positivismo.
Le apparizioni che la Chiesa ha approvato ufficialmente, hanno un posto preciso nello sviluppo della vita della Chiesa nell’ultimo secolo. Mostrano tra l’altro che la rivelazione pur essendo unica, conclusa e dunque non superabile, non è cosa morta, è viva, è vitale. Del resto uno dei segni del nostro tempo è che le segnalazioni di apparizioni mariane, si stiano moltiplicando nel mondo… Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera o presunta soprannaturalità dell’apparizione, da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni, sarebbe talvolta perplesso quanto alla verità scientifica della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano.”

Questo per dire la cosiddetta autenticità della Chiesa per il culto e la devozione, non è necessaria.

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CONCLUSIONI

“NON CONSTA CHE” vuol dire che il caso è ancora aperto.
“CONSTA CHE NON” vuol dire invece che il caso è chiuso.

Quindi con il decreto “NON CONSTA CHE”, il caso delle Apparizioni di Ghiaie di Bonate del maggio 1944, è ancora APERTO e la gente può tranquillamente andare privatamente in quel luogo a pregare.


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Allegato   Data inserimento:  21/04/2005