Autore:  E. Roncalli - L'Eco di Bergamo Data documento:  15/05/2008
Titolo:  Ghiaie, un film senza spessore

 Articolo del giornalista Emanuele Roncalli, apparso su "L'Eco di Bergamo", giornale controllato dalla Curia di Bergamo, giovedì 15 maggio 2008
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GHIAIE, UN FILM SENZA SPESSORE CHE NON FA I CONTI CON LA VERITÀ STORICA
Articolo di Emanuele Roncalli
Una ragazza costretta ad abortire con l'aiuto di due donne, una delle quali armata di una piccola roncola o qualcosa di tagliente, nello squallore di una stalla. La gestante urla la sua paura e una donna l'accusa di aver fatto "i suoi porci comodi con il marito". Un fagottino avvolto in uno straccio bianco, macchiato di sangue, gettato in un fiume. La macchina da presa che indugia sullo stesso, trasportato dalle acque.
È il truce inizio del film "Ghiaie" di QVQ, sigla misteriosa dietro la quale si nasconde il regista, nonché autore del soggetto e della sceneggiatura. La pellicola, girata in 90 giorni e con tre telecamere da attori non professionisti (e si vede), è il racconto – a senso unico – delle presunte apparizioni della Vergine ad Adelaide Roncalli nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate. Già l'incipit calca la mano sui presunti messaggi ad Adelaide riguardanti la sacralità della famiglia e della vita. Ancor più arbitrario è il seguito: autore e regista partono infatti dalla (loro) convinzione che la Vergine sia apparsa veramente, passando un colpo di spugna sulla posizione della Chiesa, che sul caso si è espressa in modo esplicito e inequivocabile con un decreto del vescovo di allora, monsignor Bernareggi, che recita: "Non consta della realtà delle apparizioni e rivelazioni". Un decreto che per taluni significa una sola cosa: "Le apparizioni sono state osteggiate dalla Curia di Bergamo", come recita una mail diffusa a pioggia, nella quale si implorano i bergamaschi a diffondere la notizia del film.
In realtà la Curia si era già pronunciata 60 anni fa, senza censurare l'argomento, e nei giorni scorsi "L'Eco di Bergamo" ha dedicato alla vicenda un'intera pagina. Il film, dopo lo sgomento per la gratuita crudezza che suscitano le prime sequenze, entra nel vivo della storia. In pochi minuti si passa dall'aborto alla vita contadina, alla prima presunta apparizione. Si va avanti così con un canovaccio lento, senza ritmo, e con le presunte apparizioni scandite dal volto estatico della bambina, dal viraggio della pellicola da colore a bianco-nero, dal rintocco funereo di una campana. Un susseguirsi di scene ripetute, prevedibili e noiose.
In mezzo, una serie di opinabili ricostruzioni che capovolgono verità storiche e teologiche. Il film sferra un attacco incomprensibile nei confronti di don Luigi Cortesi, ma sul banco degli imputati ci sono anche le religiose presso cui la bambina fu indirizzata. Don Cortesi nel film è come un corvo che aleggia sulla scena, un inquisitore di lungo corso che da un lato ammonisce e incute paure infernali alla bambina. Adelaide si sporca con il gelato regalatole dal prete, Adelaide consolata da una bigotta: la bimba, insomma, è il volto di un'ingenua creatura manovrata a piacimento. Ma ciò che sconcerta è l'uso che viene fatto degli accadimenti storici: alcuni sono ignorati (come il decreto di monsignor Bernareggi), altri sono affrontati in modo superficiale, oppure fuorviante e senza possibilità di contraddittorio. Né si conosce quale sia poi stata la via seguita da Adelaide, che alla fine scompare nel nulla. Suscitano perplessità alcune riflessioni attorno al significato dei messaggi delle presunte apparizioni, laddove – ad esempio – si sottolineano le colpe dei genitori che ricadono sui figli, sino a far pensare che un figlio "disgraziato" è il risultato di una condotta immorale di padre e madre.
Dal punto di vista strettamente cinematografico, la sceneggiatura appare didascalica, le riprese senza controcampo, la prova degli interpreti alle prime armi piuttosto precaria. Si salva solo la somiglianza della piccola protagonista con la vera Adelaide del 1944. Troppo poco per un film noioso, che mostra i propri limiti in una ricostruzione tutt'altro che imparziale e una narrazione spinta in una sola direzione. Senza possibilità di replica.


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Allegato   Visualizza l'allegato   Data inserimento:  15/05/2008